E se Dyson, alla fin fine, avesse ragione? Freeman Dyson, il celebre fisico teorico, esatto. Fu sua l’idea di cercare una civiltà aliena nell’Universo guardando alla bolletta energetica. Quanta energia può servire ad alimentare una tecnologia eccezionalmente sviluppata? Una flotta spaziale? Un gigantesco sistema di telecomunicazioni? Moltissima, naturalmente. Tanta da doverla in qualche modo ricavare dalle stelle della galassia di appartenenza.
Cinquant’anni dopo le affermazioni di Dyson ecco che la scienza registra un fatto apparentemente inspiegabile: il sistema stellare KIC 8462852 trasmette un segnale anomalo e il telescopio spaziale NASA Kepler lo rileva. Si tratta di un oscuramento del disco stellare superiore al 20 percento e del tutto aperiodico. Potrebbe trattarsi di un’opera mastodontica di ingegneria spaziale, a firma di una civiltà eccezionalmente evoluta che dalla stella ricava energia – si tratterebbe dunque di una mega centrale elettrica – o forse il forte cambiamento di luminosità di una stella serve a comunicare qualcosa a qualcuno. E quel qualcuno potremmo essere noi.
Ora siete terrorizzati. Incuriositi. Entusiasti.
Spiace deludere le aspettative ma per l’anomalia di KIC 8462852 sono state formulate anche ipotesi che si basano esclusivamente su fattori naturali e che non prevedono intelligenze aliene e sforzi tecnologici eccezionali. Per escludere ogni possibilità di “intenzionalità” del segnale è intervenuto direttamente il SETI Institute, che a tutt’oggi porta avanti le attività di quello che fu il programma NASA per la ricerca di vita extra-terrestre intelligente.
Le 42 antenne dell’Allen Telescope Array presso le Cascade Mountains a nord di San Francisco, sono state puntate in direzione del sistema stellare di KIC 8462852 per oltre due settimane. La ricerca si è concentrata su due tipologie diverse di segnale radio: a banda stretta, nell’ordine 1 Hertz di ampiezza, ovvero quello che presumibilmente potrebbe essere generato da una civiltà lontana che desideri annunciare la sua presenza (è il tipo di segnale più frequentemente cercato dagli esperimenti radio SETI); e a banda larga, derivante da qualche sistema di propulsione all’interno del sistema stellare. Se davvero c’è un cantiere pantagruelico dalle parti di KIC 8462852 è ragionevole supporre che ci sia un po’ di traffico di veicoli spaziali coinvolti in questa attività. Se qualche astronave aliena emette intensi fasci di microonde, certo possiamo registrare una dispersione radio in banda larga anche da qui.
«È la prima volta che usiamo l’Allen Telescope Array per un’analisi in banda larga, perché è un tipo di segnale radio che non teniamo generalmente in considerazione per SETI», spiega Gerry Harp, ricercatore dell’istituto.
L’analisi dati mostra alcune evidenze di segnale sulle frequenze comprese fra 1 e 10 GigaHertz. Il che esclude il tipo di trasmettitori omnidirezionali che invece sarebbero utili a chi volesse tramettere un segnale nell’Universo a caccia di risposte.
Abbiamo un segnale di circa cento volte superiore a quelli terrestri in banda stretta, e dieci milioni di volte più grande in banda larga. Cosa dovuta anzitutto alla grande distanza che ci separa da KIC 8462852, oltre 1400 anni luce. Basterebbe comunque molta meno energia per comunicare con noi terrestri. E i trasmettitori omnidirezionali dovrebbero essere facilmente rilevabili. Il che non è.
Se anche Dyson avesse ragione, in questo caso specifico è quindi decisamente più probabile che l’anomalia di KIC 8462852 sia da imputarsi a semplici fenomeni naturali. «La storia dell’astronomia ci insegna che ogni volta che abbiamo captato un ipotetico segnale alieno, ci siamo sbagliati. Ma la prudenza non è mai troppa», chiosa sarcasticamente Seth Shostak del SETI Institute. L’osservazione di KIC 8462852 continua, ma al momento di E.T. non c’è traccia alcuna.