“Carry out your research where astronomy was born”, era l’invito: venite qui in Italia, dove l’astronomia è nata, a portare avanti i vostri progetti di ricerca. Detto fatto: oltre cento richieste da 21 Paesi nel mondo. Sono le candidature al Progetto AstroFIt2 (Astronomy Fellowships in Italy), un programma per incentivare la cosiddetta incoming mobility cofinanziato da INAF e dal programma europeo Horizon 2020. A inviarle, astrofisiche e astrofisici accomunati dal desiderio di trascorrere tre anni in Italia, all’INAF, per svolgere i propri progetti di ricerca.
Le candidature arrivano anzitutto da Spagna (20%), Stati Uniti (13%) e Regno Unito (13%), ma ce ne sono anche, fra gli altri, dal Messico, dal Brasile e dal Cile. Le donne sono oltre il 40%. Più della metà dei proponenti è di nazionalità italiana (54%), dunque aspirano a un “rientro”, ma tutti hanno trascorso all’estero almeno due degli ultimi tre anni di lavoro. In gran parte giovani, 33 anni l’età media, ma tutti con un PhD in tasca e già qualche anno d’esperienza alle spalle nei più prestigiosi centri di ricerca del mondo.
«Era una scommessa impegnativa, lo sapevamo, così come sapevamo quanto fosse importante vincerla: la ricerca è fatta anzitutto di persone», commenta Nicolò D’Amico, Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, «e l’attrattività di un ente come il nostro si misura anche – e soprattutto – dal numero di ricercatori, fra i più promettenti in ambito internazionale, che scelgono di lavorare con noi. Un successo che premia gli investimenti importanti dell’INAF per una sempre maggiore internazionalizzazione».
Ma chi sono, queste ricercatrici e questi ricercatori, e perché proprio l’Italia? «Arrivano da università e centri di ricerca come Harvard e MIT. Ad attrarli è l’eccellenza internazionalmente riconosciuta della ricerca, scientifica e tecnologica, che facciamo in Italia, all’INAF, e anche la capacità progettuale del nostro ente, che la Commissione Europea ha riconosciuto con un finanziamento importante, pari a quasi 2 milioni di Euro: insomma l’INAF attrae l’eccellenza internazionale e con essa i fondi europei», osserva Giuseppe Malaguti, responsabile scientifico del Programma AstroFIt2.
Va sottolineata infine anche l’adeguatezza della proposta economica, concorrenziale con gli standard europei. I nove vincitori di questa prima call potranno infatti contare su 45mila euro all’anno di stipendio, oltre a risorse annue necessarie per svolgere la propria attività: 6mila euro in fondi di ricerca e 1500 euro per spese legate alla mobilità.
Ai nove vincitori, che saranno scelti da un selection committee internazionale in base al curriculum e alla proposta di ricerca, spetta anche la scelta della sede INAF nella quale trascorrere i tre anni di fellowship.