Il mondo attende la decisione che i capi di governo e i delegati prenderanno alla termine della Conferenza sul clima dell’ONU Cop21 organizzata a Parigi. Proprio ieri il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha affermato durante il suo discorso: «Sarà difficile mettere d’accordo 200 nazioni, ma sono convinto che faremo grandi cose». L’obiettivo è quello di di arrivare a meno di due gradi di riscaldamento globale, anche se in una conferenza stampa il presidente della Bolivia Evo Morales ha detto: «Possiamo parlare di un grado, due o meno di un grado e della responsabilità condivisa, di finanziamenti, di trasferimenti condivisi, però se non aggrediamo le cause del riscaldamento globale nessuno risolverà il problema del cambiamento climatico, nessuno avrà risolto il problema». Insomma sul nostro pianeta fa sempre più caldo: pensate che il 2015 è stato l’anno più caldo della storia, secondo Hans Joachim Schellnhuber, climatologo del Cbe Potsdam Institute for Climate Impact Research. Ma in alcune zone del mondo, soprattutto nord Europa e Russia, fa sempre più freddo e gli inverni sono di anno in anno più severi. Perché? E cosa ci aspetta nei prossimi 15-20 anni?
Tutto dipenderebbe da quanto il clima sul nostro pianeta sarà influenzato dall’attività magnetica del Sole. Il comportamento della nostra stella (che segue dei cicli della durata di circa 11 anni ciascuno) potrebbe spiegare alcuni dei cambiamenti climatici a cui assisteremo in futuro. Gli scienziati hanno studiato l’evoluzione del campo magnetico solare e il numero di macchie presenti sulla superficie del Sole. L’ampiezza e la configurazione spaziale del campo magnetico della nostra stella cambiano nel corso degli anni: ogni 11 anni – appunto – il numero di macchie solari diminuisce drasticamente; ogni 90 anni questa riduzione (quando coincide con il ciclo di 11 anni) riduce il numero di punti di circa la metà; e ogni 300-400 anni il numero delle macchie può arrivare anche a zero. Il minimo di Maunder è il nome del periodo che va dal 1645 al 1715 e che fu caratterizzato da una attività solare veramente scarsa: è stato calcolato che durante questo periodo sul Sole c’erano dalle 30 alle 50 macchie solari, invece delle 40 mila/50 mila macchie che si contano normalmente. Il prossimo minimo solare dovrebbe verificarsi verso il 2030 (vedi Media INAF) e ciò potrebbe portare a un drastico abbassamento delle temperature sulla Terra, anche se per adesso i dati raccolti dagli esperti non permettono con assuluta certezza di legare una diminuzione di attività solare prolungata a una nuova glaciazione sul nostro pianeta. Questo minimo potrebbe durare un centinaio di anni.
E proprio l’analisi della radiazione solare ha mostrato i picchi alti e bassi coincidono quasi sempre con i livelli massimi e minimi del numero delle macchie. Un gruppo di scienziati russi ha analizzato tre cicli di attività solare dal 1976 al 2009, utilizzando il metodo delle “analisi delle componenti principali”. Gli esperti hanno potuto costatare che le onde magnetiche del Sole sono generate a coppie e la coppia principale è responsabile dei cambiamenti nel campo di dipolo, che si osserva quando l’attività solare sta cambiando. Utilizzando queste due onde, Elena Popova ha ipotizzato che i minimi dell’attività magnetica solare possono essere causati dai movimenti di due onde. Ogni onda è generata a diverse profondità nel Sole e le onde hanno frequenze simili. Una particolare interazione tra le onde può portare a un calo significativo dell’ampiezza del campo magnetico per diversi decenni. Evidenziando il periodo dei battiti delle onde (circa un paio di secoli), gli scienziati hanno ricostruito l’attività solare a partire dal 1200 e hanno effettuato previsioni fino all’anno 3200. Il grafico mostra che l’attività solare diminuisce drasticamente ogni 350 anni e un’ulteriore diminuzione inizierà a breve.
Perché tutto questo avrà a che fare con il clima sulla Terra? La Popova ha spiegato: «Gli studi hanno dimostrato che negli ultimi 400 mila anni ci sono stati 5 grandi fasi di riscaldamento globale e 4 ere glaciali. Che cosa li ha causati? Quanto può l’attività solare influenzare il cambiamento climatico? Questa domanda non ha ancora una risposta ma è una sfida per i ricercatori di tutto il mondo. Oltre all’attività solare, i climatologi credono che esistano altri fattori che possono influenzare la dinamica del sistema climatico terrestre, molto complesso». Insomma l’attività solare è fondamentale per la vita sul nostro pianeta.
Per saperne di più
Leggi lo studio pubblicato su Scientific Reports: “Heartbeat of the Sun from Principal Component Analysis and prediction of solar activity on a millenium timescale”, di V. V. Zharkova, S. J. Shepherd, E. Popova e S. I. Zharkov