La galassia gemella Andromeda osservata ai raggi X dal telescopio della NASA, NuSTAR. L’osservatorio spaziale ha osservato 40 “binarie a raggi X”, intense sorgenti di raggi X comprendenti un buco nero o una stella di neutroni che si nutre di una stella compagna. I risultati permetteranno di capire meglio il ruolo delle binarie a raggi X nell’evoluzione del nostro universo. Secondo gli astronomi, questi oggetti energetici possono svolgere un ruolo fondamentale nel riscaldamento della vasca intergalattica di gas in cui le primissime galassie si sono formate.
«Andromeda è l’unica grande galassia a spirale in cui possiamo vedere individualmente le binarie a raggi X e studiarle in dettaglio in un ambiente simile al nostro», ha detto Daniel Wik del NASA Goddard Space Flight Center di Greenbelt, nel Maryland, che ha presentato i risultati alla riunione del 227° dell’American Astronomical Society a Kissimmee, in Florida. «Possiamo quindi utilizzare queste informazioni per dedurre quello che sta succedendo nelle galassie più lontane, che sono più difficili da vedere».
Andromeda, nota anche come M31, può essere intesa come la sorella maggiore della nostra galassia, la Via Lattea. Entrambe le galassie sono a forma di spirale, ma Andromeda è leggermente più grande della Via Lattea in termini di dimensioni. Distante 2,5 milioni di anni luce di distanza, Andromeda è relativamente vicina in termini cosmici. In particolare condizioni può essere vista anche ad occhio nudo.
Altre missioni spaziali, come il telescopio per raggi X Chandra della NASA, hanno ottenuto immagini nitide di Andromeda ad energie inferiori di quelle rilevate da NUSTAR. La combinazione dei dati di Chandra e NUSTAR fornisce agli astronomi un potente strumento per comprendere la natura delle binarie a raggi X delle galassie a spirale.
Le binarie a raggi X sono costituite da una coppia di stelle di cui una è sempre una stella morta o il residuo formatosi dall’esplosione di quella che fu una stella molto più massiccia del Sole. A seconda della massa e di altre proprietà della stella gigante originale, l’esplosione può produrre sia un buco nero che una stella di neutroni. Nelle giuste circostanze, il materiale dalla stella compagna può “traboccare” i bordi più esterni per essere catturati dalla gravità del buco nero o della stella di neutroni. Come il materiale cade, esso è riscaldato a temperature incredibilmente elevate, rilasciando un’intensa quantità di raggi X.
«E’ probabile che i resti della normale evoluzione stellare, come i buchi neri e le stelle di neutroni, possono aver svolto un ruolo cruciale nel riscaldamento del gas intergalattico in tempi molto primordiali dell’universo, intorno al alba cosmica», ha detto Ann Hornschemeier del NASA Goddard Space Flight Center, alla guida della ricerca. «Le osservazioni, tramite NuSTAR, delle popolazioni locali dei buchi neri di massa stellare e stelle di neutroni permettono di capire quanta energia stia venendo fuori da questi sistemi».