Esce oggi nelle sale italiane La Corrispondenza, scritto e diretto da Giuseppe Tornatore. Il film, girato in parte anche presso il telescopio di Cima Ekar dell’INAF di Padova, racconta la storia d’amore fra un professore d’astrofisica e una sua studentessa, interpretati da Jeremy Irons e Olga Kurylenko.
Oltre a loro due c’è poi un terzo astrofisico, che però nel film non si vede se non nei titoli di coda: è Pietro Ubertini, direttore dell’INAF IAPS di Roma, al quale Tornatore ha chiesto una consulenza sui contenuti scientifici della sceneggiatura e dei dialoghi. C’era anche lui, lunedì scorso a Roma, presso The Space Cinema Moderno, ad assistere alla presentazione del film per la stampa. E Media INAF lo ha intervistato.
Professor Ubertini, com’è nata questa collaborazione?
Sono stato contattato da chi si occupava della sceneggiatura. Volevano sapere se ero disponibile a verificare le teorie menzionate dal personaggio interpretato da Jeremy Irons, un professore di astrofisica appunto. Questo perché Tornatore, oltre a essere una persona molto curiosa, è anche un regista che approfondisce, in modo scrupoloso, i temi che tratta.
Lei già lo conosceva?
Sì, certo, conoscevo i suoi film, e devo dire che li amo molto, da Nuovo Cinema Paradiso all’Uomo delle stelle. E anche se in quest’ultima opera l’astrofisica c’entra in modo, come dire, accidentale (è soprattutto un pretesto, perché la storia è anzitutto una storia d’amore fra un professore e la sua allieva), Tornatore voleva essere sicuro che la battuta “possiamo continuare a vedere le stelle morte benché esse non esistano più. Anzi è proprio la loro disastrosa fine a rivelarcele” fosse corretta dal punto di vista scientifico.
E com’erano, i dialoghi che le hanno sottoposto?
Devo ammettere che erano già molto corretti. Sarà che è da anni che Tornatore voleva fare un film con protagonisti due astrofisici – e che era affascinato da aspetti come, per esempio, il tempo che impiega la luce delle stelle per arrivare a noi, che le continuiamo a vedere anche quando già sono spente da migliaia di anni – fatto sta che aveva fatto un lavoro preliminare di ricerca e di studio davvero incredibile. Poter avere ‘segnali’ da chi non esiste più è uno dei punti cardini del film… ma non voglio anticipare la trama.
Un Tornatore già preparatissimo, dunque, ma ci sarà stato spazio per qualche suggerimento, no?
Be’, sì, per esempio alcuni dettagli sulla Crab, la Nebulosa del Granchio, dalla quale il protagonista è affascinato. O l’immagine – che gli abbiamo procurato noi stessi – del centro galattico ottenuta dal satellite dell’ESA Integral. O ancora sulla possibilità o meno di prevedere eventi come l’esplosione di una supernova – eventi che noi astrofisici possiamo sì prevedere ma solo in linea di principio, come teoria, o su tempi scala di miliardi di anni. Non certo in modo puntuale, indicando magari il giorno, il mese e l’anno in cui succederà.
Come avete interagito, lei e Tornatore?
Ci siamo sentiti e ci siamo scambiati mail e messaggini durante la produzione. Per esempio, ogni volta che Jeremy Irons non era convinto di qualche battuta, mi chiamavano e rifinivamo insieme i dialoghi fino a che non erano soddisfatti. Poi ci siamo anche incontrati di persona, qui a Roma, durante la lavorazione del film. È certamente una persona di grande carisma ed intelligenza.
E alla fine come è venuto, il film, da un punto di vista scientifico?
Direi stupendo dal punto di vista cinematografico e corretto dal punto di vista scientifico, non ci sono strafalcioni. Ma la cosa che più mi ha fatto piacere, che come astrofisico più mi ha colpito, è stata proprio vedere quanto Tornatore ci tenesse a far sì che i contenuti scientifici fossero precisi. È un pregio, questo, che gli va riconosciuto: è un regista che vuole che anche la scienza venga rappresentata, per quanto possibile, in modo rigoroso.
Guarda il trailer ufficiale del film: