Per la seconda volta si sono svolti a Roma, presso l’Accademia dei Lincei, i negoziati preparatori per la trasformazione della SKA Organisation in un’organizzazione intergovernativa (IGO) regolata da un trattato, come CERN ed ESO, il che assicurerà una forte governance per tutta la durata del progetto. Protagonista dei negoziati, dopo quelli dello scorso ottobre, è ancora l’Italia che presiede tutto il procedimento, come deciso l’anno scorso.
A guidare questa fase Enrico Vicenti, ministro plenipotenziario del Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale: «Questa seconda seduta negoziale ha confermato il grosso impegno dei Paesi partecipanti. È emersa la loro determinazione a concludere il percorso negoziale quanto prima. È stato possibile in questi giorni cominciare a riflettere sul livello dei contributi e questo è un primo passo molto importante». Vicenti parla anche del contributo che ogni Paese membro dovrà conferire al progetto, in cash o in kind: «È un aspetto che sta a cuore a molte delegazioni perché questa decisione si riflette sul tipo di partecipazione che i Paesi possono offrire. Tematiche come quelle del procurement e della proprietà intellettuale sono molte delicate e richiedono ancora del lavoro». Il prossimo appuntamento per i delegati è ad aprile, quando ci sarà la terza tornata dei negoziati. «In questo momento – conclude Vicenti – è difficile prevedere se dopo aprile sarà necessaria una quarta seduta per affinare le decisioni che andremo a prendere».
Presente alla tre giorni di incontri, a capo della delegazione italiana, il presidente dell’INAF Nicolò D’Amico: «Non tutti i Paesi hanno chiaro il contributo che riescono a garantire, per questo l’incontro di aprile potrebbe non essere quello conclusivo. La partecipazione dell’Italia a tutto il processo è ormai fuori discussione dal punto di visto scientifico, tecnologico e c’è l’idea di fare proprio in Italia uno dei più grandi centri di integrazione dei prototipi e si sta pensando di farlo convergere sull’area bolognese dell’INAF (a Medicina). Questo è uno dei patti venuti fuori dopo le negoziazioni degli headquarters». D’Amico affronta anche la tematica spinosa quanto decisiva per l’Italia (e non solo) del ritorno economico e industriale del progetto. «I vari modelli che si metteranno a punto per quanto riguarda contributi in cash o in kind, le varie percentuali garantite, il ritorno industriale, sono cruciali perché è chiaro che molti Paesi potrebbero non accettare l’accordo se non ci sarà un ritorno abbastanza certo verso l’industria nazionale. Noi disponiamo di un settore di eccellenza, quindi possiamo fare la nostra parte».
Cose’è SKA – Lo Square Kilometre Array sarà un network caratterizzato da oltre un chilometro quadrato di area di raccolta, un grande campo di vista, un’estensione di alcune migliaia di chilometri, e tecnologie innovative per ricevitori, trasporto ed elaborazione del segnale e calcolo. SKA conterà centinaia di migliaia di antenne a bassa frequenza e qualche centinaio di dish, distribuiti tra le regioni desertiche dell’Africa e dell’Australia occidentale, che ne faranno una straordinaria arma per studiare l’evoluzione dell’Universo, la gravità e la materia oscura e gli enigmatici e vasti campi magnetici. SKA lavorerà su un grande intervallo di frequenze con un miglioramento di 50 volte in sensibilità e di oltre 100 volte in velocità di osservazione del cielo, rispetto agli strumenti attuali.
La costruzione dello Square Kilometre Array inizierà nel 2018. SKA è attualmente il più grande grande progetto scientifico del mondo: scienziati e ingegneri sono e saranno chiamati ad affrontare le immense sfide che si nascondo dietro il più grande network di radiotelescopi, con tutti i nuovi sviluppi nel campo dell’informatica, astrofisica, ingegneria e molti altri che si presenteranno in futuro.
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