Francesca Esposito è una planetologa la cui attività di ricerca si inserisce nell’ambito dell’esplorazione spaziale del Sistema solare. Ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) presso l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, ha una laurea in fisica e un dottorato in Ingegneria Aerospaziale presso l’Università degli studi di Napoli Federico II.
È impegnata nello sviluppo di strumentazione per applicazioni spaziali, con particolare riferimento ai sensori di polvere, che con varia natura e origine è presente in grande quantità nel nostro Sistema solare. Sono molti gli strumenti sviluppati per progetti di rilievo di cui si è occupata in questo ambito, ricordiamo GIADA, a bordo della missione spaziale ESA Rosetta, MEDUSA per lo studio delle polveri presenti nell’atmosfera di Marte e dell’evoluzione delle tempeste di polvere.
Fino ad arrivare a oggi, dove si è guadagnata il ruolo di Principal Investigator per lo sviluppo dello strumento DREAMS, a bordo della missione ExoMars, realizzato con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana. Francesca ha il coordinamento internazionale del team che ha sviluppato una suite di sensori per la misura delle condizioni meteo e della presenza di campi elettrici (comprese scariche elettriche eventualmente presenti durante le tempeste di sabbia) su Marte. Inoltre si occupa dell’analisi dei dati provenienti dalle varie missioni spaziali verso i corpi del Sistema solare alla ricerca di un filo conduttore che chiarisca l’origine e l’evoluzione dei singoli pianeti e del Sistema solare nel suo insieme.
Laurea in fisica e un dottorato in ingegneria spaziale per l’una (Francesca Esposito), laurea in fisica e dottorato in Astronomia l’altra (Maria Cristina De Sanctis), ma nessuna delle due sembra rispondere al classico stereotipo dello scienziato, chino sui libri o intento a risolvere complicate equazioni.
Entrambe vi occupate dello sviluppo di strumenti per missioni spaziali, nell’ambito della missione ExoMars siete P.I. di due di tali strumenti, rispettivamente DREAMS e MA_MISS: quanto è importante per l’elaborazione di un prototipo la manualità nel vostro lavoro? Insomma, vi sporcate anche le mani?
«Certo che si! Altrimenti ci perdiamo tutto il divertimento! Per DREAMS in particolare posso dire che la parte in cui mi sono “sporcata” di più le mani, e non solo, è stata la fase di sperimentazione in campo nel deserto del Sahara. Siamo stati nel deserto per svariati mesi durante la stagione delle tempeste di sabbia per studiare sulla Terra i fenomeni che ci aspettiamo di vedere con DREAMS su Marte. E’ stata un’esperienza veramente notevole con un grosso lavoro manuale e di progettazione alla base. I risultati di questo lavoro sono stati appena sottomessi alla rivista Geophysical Research Letters».
Quanto conta la curiosità nella scienza? È un’inclinazione che avevate già da bambine quella che ha trasformato quella curiosità nel desiderio di contribuire a comprendere i misteri dell’universo? Francesca da bambina già si interrogava magari sull’origine polvere domestica e poi è passata al Sistema solare? Maria Cristina prima di interrogarsi su come analizzare la composizione di pianeti e comete si chiedeva come fossero composte le mattonelle di casa?
«Senza curiosità non c’è ricerca. Da ragazzina passavo le ore a realizzare piccoli progetti con gli amici: dai circuiti elettrici alle pile fatte in casa. Devo dire che ogni tanto ho causato qualche piccola esplosione…»
Potete dirci un libro e un film che amate particolarmente e una passione che avete oltre l’astrofisica?
«Un libro: ce ne sono tanti che ho amato. Uno dei più recenti è “L’amica geniale” di Elena Ferrante per la sua capacità di esplorare l’animo umano in profondità, ma con grande naturalezza. Inoltre il libro ripercorre l’evoluzione della mia amata città (Napoli) a partire dagli anni ’60 fino ad oggi. Un film: “Terra e libertà” di Ken Loach. Adoro il cinema di Loach e la battaglia per la giustizia sociale. Passione: la fotografia. Amo ritrarre le persone. Sono stata sempre un incubo per i miei amici che osservavo dietro l’obiettivo in attesa dell’espressione che ne dipingesse la personalità».
Entrambe siete P.I. in due importanti progetti, una grande soddisfazione certo, ma anche una grande responsabilità, che comporta la necessità di coordinare gruppi di lavoro composti da scienziati di rilievo e di differenti nazionalità. C’è – e se sì qual è – un valore aggiunto nell’essere donna?
«Non saprei. Forse le donne sono più tolleranti e riescono a gestire meglio i potenziali conflitti e i momenti critici, che sempre accompagnano progetti complessi e con molti attori».
C’è una cosa che ci terrebbe a dire e che magari non le ho chiesto?
«Lavorare sui progetti spaziali, e in particolare su DREAMS, mi ha arricchito profondamente. Ho interagito con persone di notevole esperienza e umanità e affrontato momenti anche molto difficili. Un’esperienza grandiosa, qualunque sia l’esito di quest’avventura».
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