RILEVA ANCHE TU UN’ONDA GRAVITAZIONALE

Einstein a casa tua

Si chiama Einstein@home ed è un progetto di citizen science che dà a chiunque la possibilità di partecipare alla caccia alle onde gravitazionali. Ne parla a Media INAF Maria Alessandra Papa, Research Group Leader del progetto presso il Max Planck Institute for Gravitational Physics

     16/03/2016
Lo screensaver di Einstein@Home, ognuno di noi può scaricarlo sul proprio computer personale entrando a far parte di una rete che amplia enormemente le capacità di calcolo possibili.

Lo screensaver di Einstein@Home. Ognuno di noi può scaricarlo sul proprio computer personale entrando a far parte di una rete che amplia enormemente le capacità di calcolo possibili.

Si chiama Einstein@home, ed è un progetto di citizen science lanciato nel 2005. Basta iscriversi al programma e ognuno di noi può installare sul computer di casa uno screensaver grazie al quale è possibile partecipare all’analisi dell’enorme quantità di dati raccolti dai rilevatori di onde gravitazionali. Nei giorni scorsi il progetto ha cominciato l’analisi dei dati derivanti dai primi mesi di rilevazioni dopo l’upgrade dello strumento LIGO e chissà, il prossimo rilevamento di onde gravitazionali potrebbe avvenire proprio così: da casa, magari dalla vostra.

In pratica il vostro computer, quando non ci state lavorando, diventa una parte della struttura di analisi dati dell’esperimento, ampliando moltissimo la capacità di calcolo e della quantità di dati altrimenti processabili.

Media INAF aveva parlato di questo progetto lo scorso agosto, quando una nuova pulsar associata all’emissione di raggi gamma era stata scoperta “nascosta” in bella vista tra i dati del Fermi Gamma-ray Space Telescope. Tale risultato era stato possibile solo grazie ai migliorati metodi di analisi dei dati e alla potenza di calcolo del progetto Einstein@Home. Potenza di calcolo che dallo scorso 9 marzo è al servizio dell’individuazione di onde gravitazionali, scandagliano i primi mesi di dati rilevati da LIGO: non potenti come quelle emesse da eventi come il merger tra buchi neri intercettato lo scorso settembre, ma piuttosto quelle deboli e continue emesse da oggetti come le stelle di neutroni.

Abbiamo fatto qualche domanda in proposito a Maria Alessandra PapaResearch Group Leader del progetto presso il Max Planck Institute for Gravitational Physics (Albert Einstein Institute, AEI) di Hannover, in Germania.

Maria Alessandra Papa è leader del gruppo di ricerca del progetto Einstein@home, presso il Max Planck Institute for Gravitational Physics di Hannover

Maria Alessandra Papa è leader del gruppo di ricerca del progetto Einstein@home, presso il Max Planck Institute for Gravitational Physics di Hannover

Dottoressa Papa, come sta andando il progetto Einstein@home? C’è partecipazione?

«Il progetto va bene. La rilevazione del segnale GW150914 ha generato interesse e nuovo entusiasmo e per noi di Einstein@Home questo si traduce immediatamente in nuovi partecipanti».

Da quello che avete potuto vedere, le persone che si candidano sono tutte, per così dire, ‘addette ai lavori’ o la partecipazione è trasversale?

«La partecipazione è molto ampia, varia e quindi assolutamente trasversale! Si va dall’operatore di grosse infrastrutture di calcolo che le mette al lavoro per Einstein@Home quando non sono utilizzate dai propri utenti, all’appassionato di informatica e i suoi dieci computer, al computer di casa di una famiglia qualsiasi, al mio portatile».

È richiesta qualche particolare preparazione per l’analisi dei dati, i partecipanti al progetto hanno un ruolo attivo o ci pensate poi voi scienziati ad analizzare quanto raccolto?

«Per il momento ci pensiamo noi, per così dire. Quello che facciamo con i risultati delle analisi di Einstein@Home è abbastanza complesso dal punto di vista tecnico. Cerchiamo in ogni modo di tenere aperti i canali di comunicazione con i nostri volontari (per esempio usando i vari “forum” di Einstein@Home) e tenendoli aggiornati su come queste ulteriori analisi procedono. Infine, quando pubblichiamo i risultati, lo facciamo sempre assicurandoci che gli articoli siano “open access”, ovverosia siano accessibili a tutti, senza dover pagare nulla alla rivista scientifica. Questo costa qualcosa a noi, ma siamo super-felici di farlo… un piccolo segno della nostra infinita gratitudine verso i volontari. È capitato che dei bravissimi informatici, tra i nostri volontari, ci abbiano aiutato a migliorare la performance delle nostre ricerche studiano il nostro software».

Quanto questa modalità operativa è utile per i fini pratici della ricerca sulle onde gravitazionali? Serve davvero, o è piuttosto un modo per sensibilizzare la popolazione alle tematiche scientifiche?

«Per noi che cerchiamo segnali gravitazionali continui, che sono debolissimi, poter contare sulla potenza di calcolo di Einstein@Home è assolutamente cruciale. Non potremmo raggiungere i livelli di sensibilità che raggiungiamo con le nostre ricerche senza i nostri volontari».

Per chi volesse partecipare al progetto, potete trovare tutte le informazioni sul progetto sul sito dedicato della American Physical Society cliccando qui.