Sono “pianeti Icaro”. Simil-Terre incaute che hanno voluto volare troppo vicine al loro sole – le stelle madri attorno alle quali orbitano – e per questo sono stati punite. Come? Con l’asportazione dell’atmosfera. Di loro non è rimasto che il nucleo roccioso.
«È come se si fossero messe davanti a un asciugacapelli al massimo della potenza», è la suggestiva immagine proposta da uno dei coautori dello studio pubblicato oggi su Nature Communications, Guy Davies, dell’Università di Birmingham (UK). «Si è molto speculato, a livello teorico, sulla possibilità che questi pianeti potessero effettivamente venir privati della propria atmosfera. Ora ne abbiamo la conferma osservativa, e ogni dubbio che ancora aleggiava sulla teoria può dirsi dissipato».
Per arrivare a questo risultato, il team d’astronomi guidato da Mia Lundkvist, del Zentrum für Astronomie der Universität Heidelberg (Germania), si è avvalso dei dati raccolti dal telescopio spaziale Kepler della NASA e della tecnica dell’asterosismologia, che sfrutta le risonanze naturali delle stelle per indagarne le proprietà e le strutture interne. Tecnica grazie alla quale i ricercatori sono riusciti a caratterizzare le stelle e i loro pianeti a livelli di precisione mai raggiunti prima per questi sistemi planetari.
«Questo studio mostra il potenziale della simbiosi tra l’asterosismologia e lo studio degli esopianeti», spiega a Media INAF un altro fra i coautori dello studio, l’italiano Andrea Miglio, ora anch’egli alla School of Physics and Astronomy dell’Università di Birmingham, «potenziale che sarà sfruttato appieno dalla missione ESA PLATO. Con Kepler infatti si è potuto caratterizzare, grazie all’asterosismologia, solo un piccolo campione di stelle con pianeti, mentre uno dei punti di forza di PLATO sarà proprio la caratterizzazione ultra-precisa della stella ospite studiandone le oscillazioni dovute alla propagazione del suono nel loro interno».
La scoperta di questa nuova classe di pianeti individuata da Lundkvist e colleghi ha importanti implicazioni anche per comprendere come i sistemi planetari, compreso il nostro, evolvano nel tempo e il ruolo cruciale giocato dalla stella ospite. «La configurazione e le proprietà dei pianeti del nostro Sistema solare», sottolinea però Miglio, «è tale per cui non sono presenti pianeti così vicini alla stella da risentire, o aver risentito in passato, di un tale violento fenomeno di rimozione del loro inviluppo gassoso».
Per saperne di più:
- Leggi su Nature Communications lo studio “Hot super-Earths stripped by their host stars”, di M. S. Lundkvist, H. Kjeldsen, S. Albrecht, G. R. Davies, S. Basu, D. Huber, A. B. Justesen, C. Karoff, V. Silva Aguirre, V. Van Eylen, C. Vang, T. Arentoft, T. Barclay, T. R. Bedding, T. L. Campante, W. J. Chaplin, J. Christensen-Dalsgaard, Y. P. Elsworth, R. L. Gilliland, R. Handberg, S. Hekker, S. D. Kawaler, M. N. Lund, T. S. Metcalfe, A. Miglio, J. F. Rowe, D. Stello, B. Tingley e T. R. White