Terminata la scorsa settimana la terza tornata di riunioni nell’ambito del negoziato per istituire una organizzazione di diritto internazionale, che dovrà gestire la costruzione e l’operatività del progetto SKA – Square Kilometre Array. Presenti le delegazioni governative di Australia, Canada, Cina, India, Italia, Nuova Zelanda, Olanda, Regno Unito e Svezia.
Per il professor Nicolò D’Amico, capo della delegazione italiana in rappresentanza del Governo quale presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica «lo SKA è un progetto molto complesso, che vede Paesi con economie diverse confrontarsi in un negoziato teso a definire un assetto organizzativo che dovrà garantire al progetto una governance destinata a durare per decenni. In un negoziato di questa portata – aggiunge D’Amico – questioni di carattere economico e politico si intrecciano con aspetti di carattere tecnico, pertanto i Governi dei Paesi interessati sono chiamati a effettuare una valutazione elaborata, che richiede un certo tempo per essere metabolizzata».
In effetti, in questo round, l’attuale project office è stato investito dell’incarico di produrre alcuni approfondimenti tecnici che saranno presentati nei prossimi mesi. In particolare, i delegati vogliono acquisire una più accurata definizione della struttura del progetto e dei rispettivi costi di realizzazione.
«Questo è un aspetto sul quale siamo particolarmente attenti», sottolinea D’Amico, «al fine di ponderare i possibili ritorni per il nostro Paese, come l’ipotesi, al momento solo negoziale, di istituire in Italia il principale Centro d’Integrazione del progetto».
Per Philip Diamond, direttore generale della SKA Organisation, «ci sono ancora molti dettagli da risolvere ma ce ne occuperemo nelle prossime settimane. Nel complesso, abbiamo visto una significativa convergenza sul testo della convenzione durante questo incontro, pertanto sono molto soddisfatto dei risultati raggiunti in attesa di quello che, si spera, a settembre possa essere l’incontro finale».
Fra gli argomenti affrontati nella tre giorni, (dal 19 al 21 aprile), la stesura del protocollo finanziario, i privilegi e le immunità giuridiche, il procurement e la gestione della proprietà intellettuale.
Il coinvolgimento italiano
L’Italia, tramite l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), è una delle prime nazioni che ha preso parte al progetto per la costruzione di SKA. L’Italia entra in gioco nel progetto il 10 agosto 2000, quando, in occasione della riunione dell’Unione Astronomica Internazionale a Manchester (Regno Unito), è stato siglato un protocollo d’intesa per istituire il Comitato direttivo internazionale dello Square Kilometre Array (ISSC). Il rafforzamento del coinvolgimento italiano nel progetto è arrivato successivamente quando il nostro Paese ha siglato altri accordi nel 2006, nel 2010 e nel 2011 in qualità di membro fondatore.
L’INAF è membro del Consorzio Dish (SKADC), guidato dall’Australia (CSIRO), del Consorzio Central Signal Processor (CSP), guidato dal Canada (NRC), ed è coinvolta nelle attività di Correlator and Central Beam Former, Non-Imaging processor e Local Monitor and Control. L’Istituto Nazionale di Astrofisica è inoltre membro del Consorzio Telescope Manager (SKA-TMC), guidato dall’India (National Centre for Radio Astrophysics NCRA-TIFR). Ultimo ma non meno importante, l’INAF è membro del Consorzio Aperture Array Design (SKA-AADC).
La costruzione dello Square Kilometre Array inizierà nel 2018. SKA è attualmente il più grande progetto scientifico del mondo: scienziati e ingegneri sono e saranno chiamati ad affrontare le immense sfide che si nascondo dietro il più grande network di radiotelescopi, con tutti i nuovi sviluppi nel campo dell’informatica, astrofisica, ingegneria e molti altri che si presenteranno in futuro.
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