Cattive notizie per gli appassionati di extraterrestri: un nuovo studio dimostra che la stella KIC 8462852, più comunemente nota come “la stella di Tabby” in onore della prima autrice dell’articolo che ne annunciava la scoperta (Tabetha S. Boyajian), molto probabilmente non ospita alcuna civiltà aliena.
L’interesse del pubblico nei confronti di questa stella, che si trova a poco meno di 1.500 anni luce da noi in direzione della costellazione del Cigno, si è acceso lo scorso autunno, quando un team di astronomi ne ha annunciato la scoperta. La peculiarità di questo sistema stellare risiede nelle sue insolite fluttuazioni di luminosità, con una variabilità aperiodica e abbassamenti repentini che arrivavano fino al 20 percento.
Una delle prime interpretazioni, all’epoca, fu quella di una mega-struttura aliena che circondava la stella, ipotesi che attirò l’attenzione di tutto il mondo. La notizia innescò immediatamente le ricerche da parte del SETI Institute, che attivò tutti i propri canali osservativi allo scopo di rilevare segnali radio provenienti dalla stella. A novembre scorso, a distanza di circa un mese dall’annuncio della scoperta, vennero resi pubblici i risultati della ricerca: nessuna prova concreta di strutture aliene.
Uno studio successivo, pubblicato a gennaio scorso, ha spostato nuovamente la discussione sulla presenza di civiltà aliene, sottolineando come la stella di Tabby avesse diminuito la propria luminosità del 20 percento nel corso dell’ultimo secolo. Questo risultato era difficile da spiegare con cause naturali, mentre poteva essere coerente con l’ipotesi di una civilità aliena intenta a convertire il materiale presente nel sistema planetario in megastrutture in grado di assorbire dalla stella stessa quantità crescenti di energia. Tuttavia, una nuova analisi delle osservazioni su cui si basava il lavoro precedente ha concluso che la variazione di luminosità non era da considerarsi significativa, ma sostanzialmente costante.
Entrambi gli studi sono basati su dati provenienti dall’archivio chiamato Digital Access to a Sky Century @ Harvard (DASCH). DASCH consiste nella digitalizzazione di oltre 500 mila lastre fotografiche raccolte dai ricercatori di Harvard tra il 1885 e il 1993. Le lastre sono state ottenute da telescopi e camere differenti, e questo ha un ruolo potenzialmente fondamentale nel rilevamento della variabilità di una stella.
Partendo da questo ragionamento, un team di ricercatori ha deciso di condurre un’analisi sistematica e accurata delle lastre allo scopo di ottenere delle misurazioni confrontabili. «Ogni volta che si conduce una ricerca su dati d’archivio che combinano informazioni provenienti da diverse fonti, bisogna tener conto delle differenti precisioni nei dati introdotte dai vari strumenti», spiega Kevian Stassun, professore della Vanderbilt University di Nashville e co-autore dello studio. «In questo caso eravamo alla ricerca di variazioni di luminosità per un certo numero di stelle incluse nel database DASCH e abbiamo scoperto che molte mostravano un calo di intensità simile nel 1960. Questo indica che tale calo è dovuto a effetti strumentali e non a variazioni intrinseche delle stelle». I risultati dello studio sono stati proposti per la pubblicazione sulla rivista The Astrophysical Journal.
Sebbene non ci siano di mezzo gli alieni, la stella di Tabby rimane estremamente intrigante. Già nel 2009 era stato osservato un suo comportamento insolito, con una diminuzione di luminosità dell’1 percento per un periodo di tempo lungo circa una settimana. Questo risultato, in sé, è compatibile con l’emissione di una stella davanti alla quale transiti un pianeta delle dimensioni di Giove. Ma solitamente i pianeti producono variazioni di luminosità simmetriche, mentre quella osservata era decisamente asimmetrica, come se fosse stata prodotta da un oggetto di forma irregolare.
In seguito la luce della stella era rimasta stabile per circa due anni, poi all’improvviso è calata del 15 percento per circa una settimana. Dopo questo drastico calo sono passati altri due anni di calma piatta, fino a quando nel 2013 la stella non ha cominciato a variare rapidamente luminosità, con cali improvvisi e irregolari. Questo strano comportamento è durato circa 100 giorni, e durante il calo più intenso la luce della stella è diminuita del 20%.
«I dati di Kepler hanno già mostrato casi di variazioni irregolari come questa, ma mai uno sciame di cali di luminosità di questa portata», dice Stassun. I ricercatori hanno preso in considerazione una serie di possibili spiegazioni, tra cui variazioni intrinseche della stella, effetti dovuti a una collisione planetaria di un sistema tipo Terra-Luna e grumi di materia interstellare di passaggio lungo la linea di vista. Nessuno di questi scenari, però, è in grado di spiegare tutti i dati osservativi raccolti. L’ipotesi più concreta è quella di una cometa di grossa taglia che si è frammentata in una serie di piccole comete e ha oscurato una porzione notevole del disco stellare.
In sostanza questo studio conferma che la presenza di alieni nel sistema della stella di Tabby è da escludersi, sebbene rimanga da spiegare con chiarezza da cosa siano provocati i cali repentini di luminosità.
Il telescopio spaziale Kepler non è più puntato sulla regione del Cigno, ma una serie di altri osservatori, sia professionali che amatoriali, sta conducendo intense campagne osservative rivolte a questa bizzarra stella. La speranza è che, continuando a monitorare il suo comportamento, emergano caratteristiche che ci permettano, prima o poi, di fare luce su questo intrigante mistero celeste.
Per saperne di più:
- Leggi l’articolo “A statistical analysis of the accuracy of the digitized magnitudes of photometric plates on the time scale of decades with an application to the century-long light curve of KIC 8462852“, di Michael Hippke, Daniel Angerhausen, Michael B. Lund, Joshua Pepper e Keivan G. Stassun