Anni fa, prima che l’acceleratore di particelle LHC del CERN di Ginevra entrasse in funzione, ci si accorse che i topolini della zona non amavano tanto sgusciare e mangiare “fra” i cavi dell’esperimento, quanto “i” cavi dell’esperimento. Nello specifico, le bestiole amavano allenare mascelle e dentini con un determinato tipo di guaine, che dovette essere sostituito in fretta e furia per evitare l’apertura del ristorante “Ratatouille à Genève”.
Nel 2009, delle briciole di una baguette mandarono in corto circuito una centralina elettrica dell’acceleratore, provocando un danno abbastanza grave. Si era in un primo momento pensato fosse stato il pasto di un qualche incauto operaio a causare il danno, ma erano poi state rinvenute delle piume di piccione bruciate assieme ai resti di pane. Poiché va bene che ai francofoni il piccione “confit” piace, ma tendenzialmente prima di cuocerlo lo spennano, si era giunti alla conclusione che un volatile si fosse infilato nella centralina per consumare il proprio pasto in tranquillità. Non una buona idea, Valiant. Ma d’altro canto si sa, i piccioni sono utilissimi quando i server gmail crashano, ma non sono faine.
Tre giorni fa [ndr: il 29 aprile 2016], però, alle ore 5 e 32 del mattino, una faina in cerca di cibo è poco furbescamente saltata su un trasformatore dell’acceleratore. Notizia bomba: la Scienza ci dice che neanche le faine sono faine. Le cronache non ne parlano, ma temo che il mammifero non ne sia uscito indenne. Neanche LHC, ad ogni modo. Il fosbury del mustelide ha provocato un nuovo corto circuito ed un innalzamento di qualche decimo di grado della temperatura dei magneti dell’acceleratore, che per funzionare necessitano di un freschetto tipo -271°C. Ovviamente l’esperimento è stato bloccato. Per riparare il guasto e riabbassare la temperatura ci vorrà qualche giorno di stop (con ovvi ritardi sulla tabella di marcia scientifica).
Tirando le somme: animali svizzeri, 3 – acceleratore di particelle più grande e figoso e supertecnologico del mondo, 0.
Ora, io la proposta ve la faccio, cari amici del CERN… Voi badate tranquilli al vostro anello da 27 km scavato nel terreno con giottesca precisione. Poi datemi una panchina nel parco di fronte all’edificio principale e del pane secco della mensa. Ci penserò io a fare il San Francesco delle Alpi, a salutare Fratello Sole e Sorella Luna e a nutrire le bestiole dialogando con loro tutte le mattine, evitando che vadano ad infognarsi nelle centraline elettriche.
Perché così a occhio, coi milioncini di euro che vi costa riparare di volta in volta i danni causati dall’elvetica fauna affamata, un contrattino post-doc per me come piccionaro fino al 2030 dovrebbe venirci.
Se volete condividere o lasciare un “mi piace”, nella pagina Facebook di Luca Perri trovate il post originale. Qui invece un’intervista a Luca di Stefano Parisini