La ricerca di vita aliena è forse tra i campi più appassionanti della scienza. SETI (Search for Extra-Terrestrial) e altre survey simili puntano a trovare le prove dell’esistenza di vita microbiotica su altri pianeti. E proprio questo è stato l’argomento al centro del primo congresso italiano dedicato a SETI che si è tenuto oggi a Milano presso la sede IASF-INAF. È stata la prima giornata SETI europea e al centro delle varie discussioni ci sono stati anche i radiotelescopi INAF, che secondo i diretti protagonisti hanno già un ruolo chiave per partire con la ricerca italiana in campo SETI.
A raccontarci qualche “pillola” del congresso (diviso in 4 sezioni: Italian Radio SETI, Italian Optical SETI, Neutrino SETI e Astrobiology and SETI) è stata Patrizia Caraveo, direttore dell’INAF-Istituto di Fisica Cosmica di Milano. «L’ospite straniero di riguardo era Andrew Siemion, direttore del programma SETI proveniente dall’Università di Berkeley, che fa parte del gruppo di scienziati ingaggiati da Yuri Milner e che gestisce il progetto Breakthrough Listen». Parliamo di un’iniziativa da 100 milioni di dollari distribuiti in 10 anni allo scopo di guidare la ricerca di intelligenze extraterrestri coinvolgendo istituti in tutto il mondo. Su questo argomento è stato dato il via al congresso di ieri. Pensate che Breakthrough Listen «avrà in un giorno la stessa sensibilità che aveva il SETI precedente in un anno», ha spiegato Caraveo raccontando le parole di Siemion. Questi finanziamenti sono fondamentali per la survey SETI, che finora ha sempre operato in modalità piggyback, vale a dire che i ricercatori analizzavano i dati ottenuti da altri telescopi (ad esempio Kepler) a seconda dei parametri SETI. «Adesso, acquistando il tempo di osservazione dai telescopi, ci possiamo permettere di puntarli verso i target (cioè i pianeti) che ci sembrano più interessanti e promettenti». ha aggiunto. Insomma, il software c’è e l’Italia è direttamente coinvolta, tutto sta nel cominciare la ricerca.
Come abbiamo spesso scritto su Media INAF, il SETI è uno degli obiettivi scientifici dello Square Kilometre Array (SKA), «ma arriverà solo in un futuro prossimo. In questo momento già due radiotelescopi e un telescopio ottico fanno attività osservative direttamente collegate a SETI».
Al congresso, oltre a ricercatori e radioastronomi, ha partecipato anche un gruppo di studenti liceali in rappresentanza dell’Osservatorio di Val Pellice: i ragazzi sono riusciti a effettuare delle osservazioni SETI grazie a un radiotelescopio dal diametro di 8 metri studiando alcuni esopianeti (circa la metà) scoperti da Kepler. Caraveo ha sottolineato: SETI «coinvolge anche le scuole, grazie al fascino della ricerca di civiltà extraterrestre, per far fare del lavoro scientifico ai ragazzi».
Durante la giornata milanese dedicata agli alieni è stato rimarcato anche il ruolo fondamentale dell’astrobiologia, di cui ha parlato Giuseppe Galletta dell’Università degli Studi di Padova, sottolineando il ruolo interdisciplinare dell’argomento, che spazia dall’astronomia alla biologia, passando anche per la chimica e la sociologia. Ebbene sì, perché non pensiate che inviare un messaggio nello spazio rivolto a chissà quale forma aliena sia così semplice!