La sua sigla, AGC 198691, non era molto accattivante. E per questo è stata ribattezzata “Leoncino” (proprio così come leggete, in italiano) per la sua posizione nel cielo: si trova infatti in direzione della costellazione del Leone Minore. Individuata per la prima volta da un gruppo di scienziati guidati dal radioastronomo italiano Riccardo Giovannelli, questa galassia sale alla ribalta per la sua proprietà di essere, a oggi, quella con la più bassa concentrazione di elementi chimici più pesanti dell’idrogeno e dell’elio, che gli astronomi chiamano genericamente “metalli”. A scoprire questa peculiarità del Leoncino è stato Alec Hischauer (dell’Università dell’Indiana) insieme al team di ricerca che ha coordinato.
«Individuare la galassia più povera di metalli di sempre è stata un’impresa emozionante perché potrebbe fornirci una prova quantitativa di cosa è avvenuto durante il Big Bang», dice John Salzer, sempre dell’Indiana University, che ha partecipato allo studio, pubblicato sulla rivista The Astrophysical Journal. «Ci sono pochi modi per esplorare le condizioni presenti alla nascita dell’universo, ma lo studio delle galassie con i livelli più bassi di metalli è uno tra i più promettenti».
Il modello teorico che descrive le prime fasi di formazione dell’universo fornisce infatti previsioni sulla quantità di elio e idrogeno presenti subito dopo il Big Bang. Così, disporre di misure del rapporto di questi atomi in galassie povere di metalli può fornire agli astronomi una prova diretta delle previsioni del modello.
Per individuare queste galassie con basso contenuto di metalli gli astronomi devono però spingersi molto lontano nello spazio, e quindi osservare oggetti molto antichi. Questo perché nelle galassie il processo di arricchimento chimico è portato avanti dalle stelle, specie le più massicce, che producono elementi come carbonio, azoto e ossigeno durante il loro ciclo evolutivo o più pesanti, come il ferro, all’atto della loro fine come supernove. Dunque, in linea generale, le galassie più vicine a noi, e quindi più evolute, possiedono metallicità più elevate di quelle lontane, osservate quando l’universo era più giovane.
Sorprendentemente però il Leoncino si trova a circa 30 milioni di anni luce da noi e può essere considerata una galassia appartenente al nostro vicinato cosmico. Gli scienziati hanno stimato che l’abbondanza di metalli presenti in essa sia quasi il trenta per cento più bassa di quella presente nella galassia scoperta nel 2005 che finora deteneva il record.
Decisive per la scoperta sono state le osservazioni spettroscopiche condotte con i telescopi Mayall di 4 metri del Kitt Peak National Observatory e il Multiple Mirror Telescope installato sulla cima del Monte Hopkins in Arizona, entrambi negli Stati Uniti. «Un’immagine vale più di mille parole, ma uno spettro vale più di mille immagini» aggiunge Salzer. «È sorprendente la quantità di informazioni che possiamo raccogliere con questo metodo da regioni distanti milioni di anni luce da noi».
Che la galassia del Leoncino sia un oggetto fuori dal comune lo testimoniano altre sue peculiarità: per le dimensioni (il diametro è di “appena” mille anni luce) e per il numero di stelle che contiene (alcuni milioni) è classificata come galassia nana. A confronto la nostra, la Via Lattea, si stima possieda tra i 200 e i 400 miliardi di astri. Il colore preponderante di questo oggetto è il blu, per la presenza di stelle calde di recente formazione, ma allo stesso tempo la sua luminosità complessiva è la più bassa mai osservata in un sistema di questo tipo.
«Siamo ansiosi di continuare lo studio di questa misteriosa galassia», conclude Salzer, che sta continuando ad osservare il Leoncino con altri telescopi, tra cui il telescopio spaziale Hubble. «Le galassie con bassa metallicità sono estremamente rare, e vogliamo conoscere tutto il possibile su di esse».
Per saperne di più:
- Leggi su The Astrophysical Journal l’articolo “Alfalfa Discovery Of The Most Metal-Poor Gas-Rich Galaxy Known: Agc 198691“, di Alec Hischauer et al.