La storia ha inizio nel 2012 quando Michael Motskin e Praveen Paul, ricercatori all’Imperial College di Londra, diedero vita a un evento chiamato “Meet the researchers”, durante il quale alcuni malati di Parkinson, Alzheimer, malattia del motoneurone e sclerosi multipla potevano entrare nei loro laboratori a vedere quale tipo di ricerca facessero. L’evento fu molto motivante, sia per i visitatori che per i ricercatori. I due pensarono che, se le persone erano così motivate a entrare nei laboratori e incontrare i ricercatori, si poteva anche provare a portare i ricercatori fuori a incontrare le persone. E magari – perché no – al pub. Nasce così “Pint of Science”, che da allora ha riscosso un sempre maggior successo ed è uscito dai pub inglesi per diventare protagonista anche nei locali italiani.
Gli ingredienti per un risultato di successo ci sono tutti anche qui da noi: buona scienza, buona birra e un pubblico assetato di entrambe. Per non parlare dei ricercatori. Se ve li immaginate chini sui libri o a dare lezioni dall’alto di una cattedra, vedrete che cambierete idea.
Un assaggio, per rimanere in tema, ve lo danno qui di seguito Paolo D’Avanzo, Stefano Covino (entrambi dell’INAF Osservatorio astronomico di Brera) e Francesca Altieri (INAF IAPS di Roma), i tre ricercatori INAF che partecipano al festival a Milano e a Roma, ai quali Media INAF ha chiesto un commento. Puramente alcolico.
Paolo, dici che si può provare a fare il resoconto di una vita di ricerca con una regola e un motto: le ‘tre A’: astrofisica, affabulazione, alcool. Ma quanto è importante il ruolo dell’alcool?
«L’alcool è senza dubbio importante. Ma senza una buona storia serve a poco. Infatti, il motto legato alla regola delle ‘tre A’ – soprattutto alla ‘A’ di ‘affabulazione’ – è: «Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla» (preso in prestito dal monologo “Novecento” di Alessandro Baricco). Per chi fa ricerca scientifica è estremamente importante avere qualcosa da raccontare. Significa che si è scoperto/capito qualcosa. O anche solo che ci si sta rompendo la testa su un problema. Ma è altrettanto importante avere qualcuno a cui raccontare quello che si sta facendo. Anche al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori. Parafrasando un po’ la battuta di Massimo Troisi nel film “Il Postino” («La poesia non è di chi la scrive, ma di chi… gli serve»), possiamo dire che, grazie alla divulgazione, la scienza non è solo di chi fa ricerca, ma di chiunque tragga piacere dal porsi domande e cercare risposte sull’universo che ci circonda. E quale posto migliore di un bar per comunicare? Davanti a una pinta di birra si fa socialità, si abbattono le barriere, si chiacchiera, si raccontano storie. L’astrofisica si presta bene a tutto questo, essendo una scienza che non cessa mai di affascinare e di stimolare l’immaginazione delle persone. E così non si corre il rischio di rimanere soli, né a fare scienza, né a bere birra. E infatti mercoledì prossimo non sarò solo. Oltre agli avventori del bar, ci sarà con me la mia collega Tullia Sbarrato, astrofisica dell’Università di Milano Bicocca. Insieme, tra una birra e l’altra, cercheremo di fare un po’ di “surf” sulle onde gravitazionali. Speriamo sia divertente. Soprattutto, speriamo ci sia una rete da pollaio a proteggerci!»
Stefano, la domanda sorge spontanea, “Quando l’Universo suona il rock&roll” cosa fanno gli astrofisici? Ballano, suonano o si godono il concerto con una birra in mano?
«Sarò sincero, da veri nerd quali – ahimè, tendenzialmente siamo – se l’universo suona il rock&roll è probabile che noi stiamo lì… a misurare la frequenza con una app…».
Francesca, l’incontro in cui parlerai di Marte e della missione ExoMars si intitola “Marte, più rosso e spumoso di una birra belga”, ma qual è la tua birra preferita?
«Ho difficoltà nell’identificare una birra preferita, perché ce ne sono tantissime e sempre nuove. In passato mi piaceva la Delirium Nocturnum (quella con l’elefantino sull’etichetta) una birra belga che ho imparato a conoscere e ad amare proprio grazie alla collaborazione con il team di Bruxelles dello strumento NOMAD, a bordo dell’orbiter TGO di ExoMars 2016. Ma spesso adesso mi faccio consigliare dal proprietario del locale per esplorare altre birre, anche italiane.
Il festival avrà luogo il 23-24-25 maggio. Potete trovare qui il programma degli incontri e sperare che ci sia il vostro locale preferito. Salute!