«È molto difficile trovare un gatto nero in una stanza buia», dice un vecchio proverbio, «soprattutto se non c’è nessun gatto». Così Stuart Firestein nel suo saggio Viva l’ignoranza! ci regala una descrizione particolarmente azzeccata di come opera la scienza nella sua quotidianità. E che di certo è più corretta della famosa metafora secondo cui gli scienziati starebbero ricomponendo pazientemente un puzzle gigantesco. Infatti nel caso del puzzle la soluzione è garantita dal fabbricante. In scienza – e in astrofisica – talvolta tocca procedere a tentoni, in una stanza buia, sbattendo contro oggetti non identificati, inseguendo ombre a malapena percepibili.
Osservare oggetti molto distanti nell’Universo è un lavoraccio. La luce che ci raggiunge è estremamente debole. Si vede poco, insomma, e male. Anche con oggetti non troppo distanti, ma dalla luminosità superficiale molto bassa: il contrasto è insufficiente. Ma come a volte succede in astrofisica ecco che dopo aver brancolato, frugato e brigato, qualcuno scopre un interruttore, accende la luce e tutti dicono: «Ah però, ecco come stanno le cose».
La “luce” in questo caso l’ha accesa il Gran Telescopio CANARIAS (GTC) di La Palma, il più grande strumento ottico e infrarosso al mondo. Nello studio appena pubblicato su The Astrophysical Journal i ricercatori dell’Instituto de Astrofisica de Canarias (IAC) presentano uno splendido “ritratto” dell’alone stellare della vicina galassia UGC0180, a 500 milioni di anni luce da Terra. Un’immagine dieci volte più profonda di qualsiasi altra mai ottenuta con uno strumento a terra, e che conferma l’esistenza degli aloni stellari come previsto dai modelli teorici più accreditati.
Con GTC diventa possibile studiare importanti fenomeni di debole intensità: perché una galassia possa svilupparsi deve essere avvolta da un nugolo di stelle, tanto numeroso per unità da formare un alone attorno alla galassia stessa. Un alone impercettibile, se pensiamo che il numero di stelle che lo compone, per uqanto vasto, è appena l’1 percento del numero totale di stelle che compongono una galassia come la Via Lattea. C’era chi temeva che lo sviluppo tecnologico non ci avrebbe favorito nell’ottenere immagini ultra profonde di questi oggetti e, invece, eccoci qui. Il GTC di Roque de los Muchachos a Garafía, La Palma, Isole Canarie, ce l’ha fatta. Per questo studio è stata scelta la galassia UGC00180, piuttosto simile alla nostra cugina Andromeda. Il grandangolo della fotocamera OSIRIS è in grado di coprire bastevolmente la porzione di cielo attorno alla galassia, ed esplorare il suo alone. Appena, si fa per dire, 8 ore di esposizione ed ecco l’invisibile alone si mostra nel suo fulgore da 4 miliardi di stelle. Praticamente lo stesso numero di quelle che compongono le Nubi di Magellano.