È originaria di Salerno, svolge le sue ricerche alla Stanford University, in California, con una borsa Marie Curie e all’INAF IASF di Bologna. E potrebbe aver trovato un modo per usare le più potenti esplosioni d’energia dopo il Big Bang – vale a dire, i lampi di raggi gamma (GRB, gamma ray bursts) – per indagare l’energia oscura e l’espansione accelerata dell’universo. E tanto per non farsi mancare nulla è pure Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Ciò che Maria Giovanna Dainotti, questo il suo nome, ha escogitato è un metodo “3D” – nel senso di “correlazione a tre parametri” (vedi figura) – per identificare quelli che, durante la conferenza stampa che ha tenuto la settimana scorsa a San Diego, ha definito “gold sample”: un campione di 40 GRBs con caratteristiche d’uniformità tali da poter essere paragonati alle supernove di tipo Ia (SN Ia). Se la validità del metodo, illustrato in un articolo già accettato da ApJ Letters, verrà confermata, i lampi di raggi gamma potrebbero diventare per i cosmologi “candele standard” complementari alle SN Ia, consentendo per esempio di ottenere stime indipendenti di uno fra i parametri fondamentali della cosmologia contemporanea: la costante di Hubble.
Un’opportunità, questa, che non potrebbe arrivare in un momento migliore: è infatti di nemmeno due settimane fa la notizia che il valore della costante di Hubble derivato da osservazioni cosmologiche (prima fra tutte quella dell’emissione della radiazione di fondo cosmico a microonde misurata dal telescopio spaziale Planck) parrebbe non essere sovrapponibile al valore ottenuto invece dallo studio di sorgenti astrofisiche, come appunto le SN Ia osservate dallo Hubble Space Telescope. È dunque evidente quanto faccia gola la possibilità di poter disporre di un terzo approccio completamente autonomo, come sarebbero appunto i GRB individuati da Dainotti e colleghi.
Ma c’è di più: un “righello cosmico” basato sui GRB, oltre a essere indipendente da quello rappresentato dalle supernove, è anche più “lungo”. Nel senso che permette di misurare più lontano, nello spazio e nel tempo. Se con le supernove ci si può spingere al massimo fino a 11 miliardi di anni luce, i GRB – grazie alla potenza dell’energia rilasciata nell’arco di pochi secondi, pari a quella che il Sole emette durante la sua intera vita – consentono di estendere le misure a 13,2 miliardi di anni luce. Caratteristica preziosa, questa, per indagare la natura e le proprietà dell’energia oscura.
Per saperne di più:
- Leggi l’articolo “A fundamental plane for long gamma-ray bursts with X-ray plateaus“, di Maria Giovanna Dainotti, Sergey Postnikov, Xavier Hernandez e Michał Ostrowski
- Leggi l’intervista di Media INAF a Maria Giovanna Dainotti
Guarda il servizio video su INAF-TV:
Integrazione del 29.06.2017: Su richiesta di Maria Giovanna Dainotti, si segnala che la ricerca che ha portato a questi risultati è stata resa possibile dal Marie Curie Program, avendo ricevuto finanziamenti dal Settimo programma quadro (7PP7-2007 / 2013) dell’Unione europea nell’ambito dell’accordo di sovvenzione N 626267.