I LED (Light Emitting Diode) blu saranno pure degni di Nobel e utili per molti aspetti della nostra vita, ma secondo un recente report della American Medical Association (AMA) il loro utilizzo eccessivo potrebbe portare a influenzare perfino la nostra salute. In “Human and Environmental Effects of Light Emitting Diode Community Lighting” si afferma che esistono implicazioni significative dovute alla transizione a livello mondiale alla luce a LED come tecnologia di illuminazione esterna.
Già nel 2010 l’International Dark-Sky Association (IDA) aveva evidenziato le possibili conseguenze sulla salute dovute all’uso dei LED blu nello studio “Visibility, Environmental, and Astronomical Issues Associated with Blue-Rich White Outdoor Lighting”. Con il report recente si mette in evidenza l’utilità diodi a emissione di luce nella riduzione dello sfruttamento dei combustibili fossili, ma allo stesso tempo si sottolinea, riferendosi all’esposizione, prima di andare a letto, a sorgenti di luce con lunghezze d’onda corte, come vi siano alcuni indizi – seppur ancora molto preliminari – di un possibile aumento del rischio a lungo termine di cancro, diabete, malattie cardiovascolari e obesità dovuto ai disturbi del sonno. Disturbi associati, appunto, all’esposizione notturna a fonti di luce a maggior brillanza.
Si fa riferimento ovviamente all’illuminazione stradale che da qualche anno fa affidamento a queste particolari lampadine sviluppate tra il 1989 e il 1993 e che hanno migliorato effettivamente la nostra vita di tutti i giorni, perché sono più efficienti delle vecchie lampadine a incandescenza e più efficienti delle recenti alogene o quelle a basso consumo. I LED utilizzano tutta l’energia elettrica che consumano solo per emettere luce, senza disperdere calore, come le altre lampadine ancora in uso. Il problema è che, ad esempio, i lampioni che sfruttano la tecnologia LED sono 5 volte più fastidiosi per il nostro ciclo del sonno, rispetto all’illuminazione stradale convenzionale. L’esposizione alla loro luce ci porta a dormire meno, può indurre una difficoltà di funzionamento del nostro corpo durante il giorno e una maggiore possibilità di arrivare all’obesità.
A tutto si può porre rimedio grazie ai futuri passi della tecnologia. L’AMA propone di schermare l’illuminazione stradale, controllando o addirittura spegnendo determinate lampadine durante la notte. Si propone anche di limitare la temperatura di colore correlata (CCT) a 3000 gradi Kelvin o anche a meno.
Le possibili ripercussioni fisiologiche non riguardano solo l’uomo, perché anche altre specie sono coinvolte e altrettanto vulnerabili, come ha spiegato Travis Longcore, dell’Università della California del Sud. «Queste conseguenze possono essere ridotte limitando le emissioni di luce blu. I responsabili politici, i funzionari governativi e il pubblico hanno ora gli strumenti scientifici per insistere affinché gli impianti a LED siano progettati per ridurre gli impatti sulla salute umana e sulla fauna selvatica».
Il report dell’AMA segue la pubblicazione su Science Advances del “New World Atlas of Artificial Night Sky Brightness”, l’edizione aggiornata dell’atlante mondiale dell’inquinamento luminoso (vai su Media INAF) ad opera dell’italiano Fabio Falchi, docente di fisica all’Istituto Statale di Istruzione Superiore “Galileo Galilei” di Ostiglia, in provincia di Mantova, nonché ricercatore all’ISTIL, l’Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Inquinamento Luminoso. Falchi ha sottolineato che le città utilizzano lampade da 4000 gradi K per l’illuminazione stradale e ciò potrebbe tradursi nell’aumento di inquinamento luminoso. Falchi ha di recente pubblicato anche un altro testo in inglese “The World Atlas of Light Pollution” che potete trovare su Amazon, se vi interessa. Lo scopo è simile, cioè mostrare la diffusione dell’inquinamento luminoso sul nostro pianeta cercando di sensibilizzare l’attenzione pubblica sull’argomento.
E ricordiamo che il 2015, passato da qualche mese, è stato proprio l’Anno internazionale della Luce e delle tecnologie basate sulla Luce. Tutto per preservare il più possibile i cieli notturni e il nostro diritto al buio.