UN CAMPIONE RICCO DI TRIDIMITE

Marte: trovato un inatteso minerale

L’analisi di un carotaggio operato dal rover NASA Curiosity in località Buckskin, nel cratere Gale, rivela la presenza di un derivato del silicio, prodotto da fenomeni di vulcanismo prima d’ora non contemplati nel recente passato di Marte. Una scoperta che può cambiare le ipotesi attuali sull’origine del Pianeta

     24/06/2016
Il selfie del rover NASA Curiosity, sul sito marziano dove è stato raccolto un campione della roccia chiamata Buckskin. Circondata da un ciuffo di polvere iridescente, la foratura nel suolo marziano è ben visibile in primo piano. Crediti: Crediti: NASA / JPL-Caltech / MSSS.

Il selfie del rover NASA Curiosity, sul sito marziano dove è stato raccolto un campione della roccia chiamata Buckskin. Circondata da un ciuffo di polvere iridescente, la foratura nel suolo marziano è ben visibile in primo piano. Crediti: Crediti: NASA / JPL-Caltech / MSSS.

Questa proprio non se l’aspettavano alla NASA. Che il Mars Science Laboratory rover da tutti conosciuto con il nome di Curiosity inciampasse, nel suo scorrazzare sulla terra brulla di Marte, su un sasso composto da un minerale apparentemente ingiustificabile, all’interno di quel cratere Gale che il rover NASA ha esplorato in lungo e in largo dai tempi del suo sbarco nel lontano agosto 2012, no: nessuno lo poteva immaginare.

Sol 1060, questo il giorno marziano da segnare sul calendario delle perforazioni del robot cingolato più famoso del Pianeta rosso. Il giorno in cui, estraendo un campione da una roccia conosciuta agli scienziati con il nome di BuckSkin, lo strumento a diffrazione di raggi X ha rilevato un’elevata concentrazione di biossido di silicio, più comunemente noto come tridimite.

Un sasso decisamente fuori posto. Un risultato decisamente inaspettato. Già, perché qui su Terra la tridimite si forma per sublimazione all’interno di rocce di tipo vulcanico. A temperature comprese tra gli 870 °C e i 1470 °C. Il suo processo di formazione è molto lento. E sebbene si tratti di un composto del tutto instabile a temperature e pressioni ordinarie non è comunque impossibile da trovare in natura.

La domanda sorge spontanea: perché si trova su Marte? Seguono balbettii, e nessuna risposta certa. Questa scoperta, di fatto, potrebbe costringere gli scienziati a rivedere studi e ricostruzioni fatte fino a oggi circa la storia dei processi di vulcanismo sul quarto Pianeta del Sistema solare. Marte, nel suo passato, aveva o no vulcani attivi capaci di giustificare il ritrovamento di questo minerale da parte di Curiosity?

La ricerca, appena pubblicata su PNAS, porta la firma dei ricercatori della Astromaterials Research and Exploration Science (ARES) Division del Johnson Space Center NASA di Houston.

«Qui su Terra, sappiamo che la tridimite si forma ad altissime temperature in un processo esplosivo che chiamiamo eruzione vulcaniana (un termine coniato da Giuseppe Mercalli per indicare le eruzioni avvenute fra il 1888 e il 1890 sull’isola di Vulcano, ndr.). L’alto contenuto di silicio in combinazione a temperature e pressioni incredibilmente elevate dà origine alla tridimite», spiega Richard Morris, planetologo NASA e primo autore dello studio. «Il fatto di aver recuperato questo campione nel cratere Gale, costituito principalmente da fango indurito di quello che un tempo doveva essere un gigantesco lago marziano, complica orrendamente le cose».

Gli scienziati del Johnson Space Center hanno esaminato campioni terrestri di tridimite che potrebbero spiegare come questo minerale possa essersi formato anche a basse temperature, escludendo fenomeni di vulcanismo violento, come immaginato in un primo momento.  Ma nessun campione analizzato ha dato esito positivo. Non si esclude che la tridimite possa essere ottenuta in modo diverso, a temperature basse in laboratorio.

«Marte ci riserva sempre nuove sorprese, non faccio che ripeterlo ai colleghi più scettici», chiosa Doug Ming, ARES chief scientist e co-firmatario dello studio. «Ora dobbiamo capire se il passato anche recente di Marte abbia contemplato o meno fenomeni di vulcanismo come, apparentemente, questo “sasso fuori posto” sembra suggerire».