Su nel cielo, a milioni di chilometri distanza, avvolto da una densa coltre di nubi, il divino Giove nasconde, cela e dissimula i suoi affari a noi poveri mortali che, dal Pianeta blu, lo osserviamo curiosi. Giove l’amato, l’amante, circondato dagli affetti che il mito ci ha tramandato: la ninfa Callisto, la principessa Europa, la sacerdotessa Io, il coppiere degli dei Ganimede. E potremmo andare avanti fino a notte fonda, con lo sterminato elenco di amori che solo il padre degli dei può contare: gli astronomi ne conoscono 67. Ma non è detto che il numero di satelliti gioviani possa aumentare domani.
Giove, attento.
Juno, la tua gelosa regina Giunone, ti ha raggiunto. Armata di ferro e metallo, come si conviene alla divina madre di Marte e Vulcano, equipaggiata di tutta la scienza che si confà a una sonda spaziale, Juno ha infilato la tua orbita alle 5:53 di stamane. Ed ecco, dopo un viaggio di 793 milioni di chilometri, ora galleggia ad altissima velocità sopra la tua spessa atmosfera a quota 5mila chilometri.
Chi meglio di una regina, moglie gelosa che la tradizione mitologica romana e greca ci tramanda come l’unica capace di dissipare le nubi in cui è avvolto il padre degli dei, può dare un’occhiata tutta scientifica alla vera natura che nasconde il possente Giove sotto la spessa atmosfera di nubi con cui si mostra ai nostri telescopi? 37 orbite vorticose per apprendere qualcosa di più a proposito delle origini, la struttura, l’atmosfera e la magnetosfera del gigante gassoso.
È il Juno Day. Gli scienziati festeggiano al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena e anche il motore di ricerca più famoso al mondo celebra l’arrivo della sonda NASA su Giove con un Doodle dedicato. Per l’occasione il team Google di Mountain View ha rivestito la sua testatina di pixel al gusto di astrofisica: Juno invia le prime telemetrie della sua posizione e a Terra, con tanto di ritardo nella ricezione del segnale, un nugolo di scienziati politically correct (c’è anche un hipster col barbone) fa i salti di gioia.
A dirla tutta, in diretta mondiale, quel che si è visto erano più che altro virili strette di mano fra camiciotti ben stirati e morbide pacche sulle spalle. Niente a che vedere con l’irrefrenabile Andrea Accomazzo dell’accometaggio di Philae su 67p/Churyumov Gerasimenko, o con le camicie rock’n’roll e i tatuaggi di Matt Taylor. Ma si sa, sono americani.
Made in Italy, invece, i due strumenti scientifici a bordo della sonda: JIRAM e KaT. Il primo è il Jovian InfraRed Auroral Mapper, uno spettrometro ad immagine finanziato dall’ASI, realizzato da Finmeccanica e operato sotto la responsabilità scientifica dell’INAF-Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali di Roma nella persona di Alberto Adriani. JIRAM svolgerà indagini negli strati superiori dell’atmosfera gioviana andando a caccia di metano, vapore acqueo, ammoniaca, fosfina, e fornirà immagini delle spettacolari aurore infinite che “decorano” i poli di Giove. L’altro strumento italiano è Ka-Band Translator, uno strumento di radioscienza realizzato dall’Università La Sapienza di Roma e da Thales Alenia Space Italia sempre con il supporto di ASI. In realtà di italiano c’è anche il sensore d’assetto Autonomous Star Tracker, realizzato da Leonardo-Finmeccanica e che sarà necessario alla sonda per mantenere la rotta nell’orbita del pianeta gigante.