I buchi neri sono oggetti galattici mostruosi, drammaticamente letali per tutto ciò che entra nel loro raggio d’azione. Come Swift J1644+57, un buco nero colossale di cui abbiamo parlato su Media INAF giusto qualche giorno fa, noto per aver letteralmente dilaniato e in parte divorato una stella venutasi a trovare troppo vicina ad esso. La scena così rara da osservare ha catalizzato in questi anni l’attenzione di vari gruppi di ricerca nel mondo, che hanno puntato sul luogo del misfatto i migliori strumenti a loro disposizione. Compresa la rete di radiotelescopi European VLBI Network (EVN), che ha permesso a un team di scienziati guidati da Jun Yang (Onsala Space Observatory, Svezia) di ricavare un’immagine assai dettagliata del getto straordinariamente compatto che si è attivato a seguito del “pasto” di Swift J1644+57, e che si sta allontanando da esso a velocità prossime a quella della luce. Tra i radiotelescopi utilizzati ci sono anche quelli dell’INAF a Medicina e Noto (Sicilia). «Le nostre immagini ottenute con la tecnica dell’interferometria a lunghissima base nel corso di tre anni rilevano emissioni molto compatte e costanti, non vi è alcun movimento apparente», ha detto Yang. Il suo team ha raggiunto una precisione di 10 micro-arcsecondi nelle misurazioni. Con tale livello di dettaglio è possibile scorgere dalla Terra una moneta da due euro posta sulla superficie della Luna.
Steven Tingay, direttore dell’Istituto di Radioastronomia di Bologna e responsabile dell’Unità Scientifica per la radioastronomia dell’INAF, ci ha spiegato: «Queste drammatiche immagini, in cui si vede un buco nero che parzialmente ingoia una stella ed espelle quel che resta, sono possibili utilizzando una grande rete di radiotelescopi distribuiti su tutto il pianeta. Due di questi telescopi sono situati in Italia e hanno da sempre permesso di ottenere risultati scientifici notevoli».
Circa metà del materiale che componeva la stella precipita nel buco nero, formando prima un disco attorno ad esso. L’altra metà viene espulsa in due getti che si allontanano dal buco nero in direzioni opposte, con altissima velocità, prossima a quella della luce. Questi cosiddetti getti relativistici producono una forte emissione di energia sotto forma di radiazione in una vasta gamma dello spettro elettromagnetico, comprese le onde radio. Il primo evento di distruzione mareale che ha formato un getto relativistico è stato osservato proprio in Swift J1644 + 57 e inizialmente identificato grazie al suo bagliore nei raggi X nel 2011.
Per saperne di più:
- “No apparent superluminal motion in the first-known jetted tidal disruption event Swift J1644+5734”, di J. Yang, Z. Paragi, A.J. van der Horst, L.I. Gurvits, R.M. Campbell, D. Giannios, T. An e S. Komossa
- Onsala Space Observatory
- European VLBI Network
- Joint Institute for VLBI, ERIC