Tornano alla ribalta le recurring slope lineae (o RSL in breve), strisce di sabbia bagnata che compaiono stagionalmente su alcuni pendii della superficie di Marte e si riaccende l’attenzione sull’attuale presenza di acqua allo stato liquido sul Pianeta rosso. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Journal of Geophysical Research pone l’attenzione su alcune migliaia di queste striature di colore scuro, così come appaiono dalle immagini dello strumento HiRise a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter della NASA. Lo studio guidato da Matthew Chojnacki dell’università dell’Arizona ha interessato le regioni orientali e centrali di Valles Marineris, dove le RSL risultano concentrate in corrispondenza dei numerosi canyon che solcano la sua superficie. In ciascuno dei 41 siti identificati, le recurring slope lineae individuate oscillano tra poche unità e più di mille. Esse appaiono come linee scure che si estendono lungo i pendii durante la stagione calda, per poi dissolversi durante i periodi più freddi dell’anno Marziano. Il ciclo si ripropone, con questa alternanza, di anno in anno.
«La presenza di RSL in questi canyon è molto più diffusa di quanto finora noto» osserva Chojnacki. «Per quanto ne sappiamo, questo è il raggruppamento più elevato di simili strutture sul pianeta. Quindi se le RSL sono effettivamente associate a processi che anche ai giorni nostri vedono coinvolta l’acqua, questo sistema di canyon diventa ancora più interessante di quanto non sia già per la spettacolare geologia che lo caratterizza».
Ma se c’è davvero lo zampino dell’acqua nella formazione delle RSL, qual è il processo che le fa comparire e poi sparire ciclicamente? Molte delle recurring slope lineae finora individuate si trovano sulle pareti interne dei crateri da impatto. La loro presenza in quei siti può essere spiegata dalla risalita di acqua sotterranea dovuta allo schianto del corpo celeste che ha prodotto il cratere stesso. Ma questa situazione non si può applicare alle RSL osservate su Valles Marineris, che ha una conformazione geologica del tutto differente.
Entra allora in gioco un altro possibile meccanismo, già proposto per giustificare l’esistenza delle RSL, ovvero che alcuni tipi di sali presenti nel suolo marziano hanno una elevata capacità di assorbire vapor d’acqua dall’atmosfera del pianeta, restituito poi sotto forma di liquido salmastro che va a impregnare alcune strisce di terreno. Il nuovo studio sembra rafforzare questa ipotesi, ma come sottolinea lo stesso Chojnacki , le cose non sono così semplici: «Ci sono problemi anche nello spiegare il meccanismo che prevede l’estrazione dell’acqua dall’atmosfera». I ricercatori infatti hanno stimato che se sono davvero le infiltrazioni d’acqua assorbita dai sali del terreno a produrre le caratteristiche striature scure delle RSL, la quantità di acqua allo stato liquido necessaria ogni anno per dar vita solo a quelle presenti nella porzione di Valles Marineris oggetto dell’indagine, ammonterebbe a un volume che oscilla tra 10 a 40 volte quello di una piscina olimpionica. Vale a dire un valore compreso tra 30mila e 100mila metri cubi. In effetti la quantità di vapore acqueo nell’atmosfera che sovrasta l’intera Valles Marineris è più grande di quella richiesta per “accendere” le RSL, ma i ricercatori non hanno ancora identificato un processo abbastanza efficiente in grado di far condensare tutta l’acqua necessaria per giustificare quanto mostrato dalle immagini di MRO.
«Ci sembra che siano presenti diversi processi grazie ai quali l’atmosfera e la superficie di Marte interagiscono nei canyon rispetto che in altre regioni più piatte» ribadisce Chojnacki. «Forse le interazioni tra atmosfera e superficie in questa regione sono legate alla grande abbondanza di RSL. Non lo possiamo escludere, ma un meccanismo che spieghi questa connessione è ancora tutt’altro che chiaro».