I ricercatori dell’Università del Michigan ne sono certi. Non è stazionario, l’alone di gas caldo della Via Lattea. Si muove nella stessa direzione del disco della galassia, e a una velocità non troppo inferiore. Questa scoperta inattesa fornirà ulteriori elementi per comprendere l’origine e forse anche il destino della Via Lattea e di stelle, pianeti, gas e polveri che la compongono.
Osservando lo shift delle righe spettrali dell’ossigeno caldo ionizzato, i ricercatori hanno misurato per la prima volta la direzione e la velocità del moto dell’alone: oltre 640 mila km/h, paragonabile dunque ai circa 870 mila km/h del disco galattico.
«È un risultato che va contro tutte le nostre attese», dice Edmund Hodges-Kluck, ricercatore all’università del Michigan. «Finora si dava per scontato che il disco della Via Lattea ruotasse, ma che questa enorme riserva di gas caldo fosse stazionaria. Tutto sbagliato. L’alone che circonda la Via Lattea ruota anch’esso, sebbene non così veloce quanto il disco galattico. E il moto dell’alone ci dice che la sua calda atmosfera è la fonte primaria di buona parte della materia presente nel disco».
Gli scienziati si sono chiesti a lungo perché la quasi totalità delle galassie, Via Lattea compresa, sembri contenere molta meno di materia di quanto ci si aspetta di trovare. Gli astronomi ritengono che circa l’80 percento della materia dell’universo sia la misteriosa dark matter. Ma anche di quel 20 percento che resta, di materia nota dunque, gran parte mancava all’appello nel disco galattico. Solo di recente, parte di questa “materia mancante” è stata scoperta nell’alone.
Con quest’ultima scoperta sulla direzione e la velocità di rotazione dell’alone, i ricercatori dell’università del Michigan ritengono di poter giungere a capire come questa materia sia giunta lì, e in quanto tempo potrà depositarsi nella galassia.
«Ora che conosciamo il movimento e la velocità di rotazione, i teorici potranno cominciare a comprendere come la Via Lattea s’è formata e quale destino l’attende. E molto ancora si potrà imparare grazie a questa scoperta. La rotazione di questo alone caldo sarà uno degli obiettivi dei futuri spettrografi per raggi X», conclude Joel Bregman, anch’egli astronomo all’università del Michigan.
Lo studio, finanziato dalla NASA e condotto su dati ottenuti dal telescopio dell’Agenzia Spaziale Europea XMM-Newton, è pubblicato su The Astrophysical Journal.