Non è il caso di dire che l’abbiamo scampata bella, ma una gocciolina di sudore freddo a imperlare la fronte ci può stare. Domenica 28 agosto 2016 l’asteroide denominato 2016 QA2 ha compiuto un passaggio in prossimità della Terra. Un passaggio che, nel momento del perigeo – cioè il punto più vicino al nostro pianeta – avvenuto alle 3:24 ora italiana, è stato molto ravvicinato, il più ravvicinato degli ultimi anni.
Scoperto solo poche ore prima dall’osservatorio amatoriale SONEAR in Brasile, 2016 QA2 è passato sopra le nostre teste a circa 88 mila km di distanza, che corrispondono approssimativamente ad appena un quinto della distanza Terra-Luna. Le dimensione del nuovo vagabondo spaziale, dedotte dalla sola magnitudine assoluta, sono stimate tra 18 e i 57 metri. Un diametro presumibilmente almeno doppio, per fare un paragone, rispetto al bolide da 15 metri che scompigliò la vita agli abitanti di Čeljabinsk nel 2013.
Tra i primi a confermare l’avvistamento di questo NEO (near-Earth object, come vengono definiti gli oggetti del Sistema solare la cui orbita può intersecare quella della Terra) anche gli appassionati del Gruppo Astrofili Montelupo, capitanati da Maura Tombelli, che Media INAF ha intervistato.
Allora Tombelli, ci racconti com’è andata…
«Nell’ambito del nostro programma osservativo sui NEA (near-Earth asteroids), consultando la pagina del Minor Planet Center dell’Unione astronomica internazionale sugli oggetti da confermare, abbiamo visto questo asteroide di magnitudine 14 che avremmo potuto osservare tranquillamente anche noi. Solo che era nell’emisfero sud, allora abbiamo attivato il telescopio remoto MPC Q62 a Siding Spring, in Australia, a cui abbiamo possibilità di accedere e con il quale, appunto, abbiamo confermato l’asteroide 2016 QA2. Sulla circolare di scoperta compaiono infatti le nostre misure».
Ma non è finita qui, vero?
«Sì, è stata una doppia sorpresa. Per coincidenza avevamo stabilito di fare proprio quella sera le prime osservazioni in astrometria dal nostro nuovo osservatorio di Montelupo, per potere ottenere il codice dal Minor Planet Center. Visto che tutto funzionava bene e visto che l’asteroide era diventato visibile anche da nord, l’abbiamo puntato, ottenendo una serie di immagini “da paura”, dalle quali stiamo ancora misurando le posizioni».
Perché è importante questo asteroide?
«È importante perché è passato molto vicino. Era un sasso di qualche decina di metri che, se ci avesse preso, sarebbe stato non dico devastante, però dove cascava sicuramente faceva dei danni. Le misure effettuate serviranno per determinarne l’orbita precisa, per vedere se questo asteroide sarà pericoloso nel futuro».
Che cos’è l’astrometria?
«Fare astrometria vuol dire misurare la posizione assoluta in cielo all’ora esatta per determinare l’orbita degli asteroidi. Io, prima, principalmente scoprivo asteroidi, e mi piaceva perché, visto che all’epoca non lo faceva nessuno, mi sono ritrovata con un grosso numero di asteroidi scoperti. Gli asteroidi venivano scoperti su lastre fotografiche ottenute all’osservatorio di Asiago, poi con il mio telescopio da 30 cm da casa riuscivo a fare il follw-up di quasi tutti quelli che scoprivo».
Dov’è il vostro osservatorio?
«L’Osservatorio Astronomico “Beppe Forti” si trova in località Camaioni a Montelupo Fiorentino, a 7 km da Empoli, in provincia di Firenze. Lo stiamo completando; ora come ora, cerchiamo soldi per fare la cupola».