Ci sarà anche Mario Tozzi, domani a Napoli, alla giornata inaugurale dell’88esimo Congresso della Società Geologica Italiana (SGI), dove verranno premiati i tre vincitori del GIGS 2016: il concorso per dottori di ricerca organizzato dalla Sezione di Geologia Strutturale della SGI. Ma la vera notizia è che, fra i tre vincitori, ce n’è una alla quale il prefisso “geo” sta decisamente stretto… A condividere il podio – e il premio: mille euro a testa – con Gianluca Frasca e Francesco Giuntoli, infatti, ci sarà Valentina Galluzzi, una geologa d’altri mondi.
Laureata a Siena, poi alla Federico II di Napoli per il dottorato (“in realtà per seguire il mio ragazzo”, dice a Media INAF), oggi assegnista di ricerca all’INAF IAPS di Roma, Valentina è risultata vincitrice perché la sua tesi, recita la motivazione, “rappresenta un lavoro molto originale e innovativo, anche se basato su immagini remote, con l’adattamento della metodologia di analisi geologico-strutturale alla ricostruzione dell’assetto tettonico del pianeta Mercurio”.
E in quell’anche se c’è tutta l’eccezionalità di questo premio: ve l’immaginate un geologo che va a raccogliere campioni sul primo pianeta del Sistema solare? Media INAF l’ha intervistata.
Il premio GIGS per una tesi su Mercurio… congratulazioni. Astrofisica o geologa?
«Sono una geologa planetaria. Una materia insegnata in pochissime università, nemmeno io l’ho studiata durante il corso di laurea. Ne sono venuta a conoscenza durate il dottorato. C’era un gruppo che stava lavorando su una camera per BepiColombo, avevano bisogno di geologi per scegliere i target, interpretare le immagini… così mi sono fatta avanti io».
Una geologa tra gli astrofisici, dunque. Siete in tanti, nel tuo istituto?
«Direi proprio di no: allo IAPS, l’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dell’INAF di Roma, come geologi siamo cinque in tutto».
Per una ricercatrice che all’università ha studiato la Terra, lavorare con Mercurio sarà una passeggiata…
«In realtà, la geologia planetaria, in generale, spaventa molto, perché i dati sono solo da remote sensing: da “immagini remote”, appunto, come dice la motivazione del premio. Invece al geologo piace toccare con mano, andare sul campo, raccogliere tanti campioni… insomma, il remote sensing lo vive come un ostacolo. Io, al contrario, ero assolutamente entusiasta, perché è un campo tutto da esplorare, richiede coraggio, fantasia e la capacità di usare quello che abbiamo imparato dalla Terra per cercare di offrire interpretazioni anche per gli altri pianeti – in particolare, nel mio caso, per Mercurio».
Veniamo al premio: cosa ti regalerai, con i tuoi meritati mille euro?
«A essere sinceri, diciamo che li ho già spesi… ancora non me li hanno dati, ma fate conto che li ho già spesi. Ho fatto un bel viaggio, quest’anno, in Cambogia e in Vietnam».
Quello di domani sarà dunque più che altro un rimborso… Al congresso dovrebbe esserci anche Mario Tozzi, e subito il pensiero corre alla sua inseparabile piccozza. Ma una geologa planetaria? Che strumento tiene, in mano?
«Ovvio: il mouse!»