È tutto pronto al Kennedy Space Center di Cape Canaveral, Florida, per il lancio di OSIRIS-REx (Origins, Spectral Interpretations, Resource Identification, Security – Regolith EXplorer), la missione NASA selezionata nell’ambito del programma New Frontiers e che promette di riportare a Terra il primo campione di un asteroide prelevato “in vivo”.
L’obiettivo di OSIRIS-REx è il Near Earth Asteroid (NEA) 101955 Bennu, che la sonda raggiungerà solo nel 2018. Una volta giunta a destinazione OSIRIS-REx studierà in dettaglio le caratteristiche fisiche dell’asteroide e selezionerà la zona da cui prelevare il campione, il cui ritorno al nostro pianeta è previsto per il 2023.
Con Media INAF abbiamo raggiunto Elisabetta Dotto dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Roma e John Robert Brucato dell’INAF- Osservatorio Astrofisico di Arcetri, entrambi negli Stati Uniti per seguire il lancio.
Esperta nello studio delle proprietà fisiche dei NEA, Elisabetta Dotto è coinvolta nell’analisi e interpretazione dei dati spettroscopici che verranno acquisiti dagli strumenti OVIRS (OSIRIS-REx Visible and IR Spectrometer) e OTES (OSIRIS-REx Thermal Emission Spectrometer). Il suo contributo sarà fondamentale anche nello studio delle immagini che verranno acquisite dalla camera OCAMS (OSIRIS-REx Camera Suite).
«OSIRIS-REx è una missione estremamente ambiziosa, che ci permetterà di aprire un nuovo capitolo nello studio del materiale primordiale del Sistema solare», spiega Dotto. «Per la prima volta potremo analizzare direttamente il materiale che compone uno degli asteroidi potenzialmente pericolosi per il nostro pianeta e investigare i meccanismi che ne guidano l’evoluzione fisica e dinamica. I dati acquisiti ci permetteranno inoltre di far luce sui processi che hanno governato le prime fasi di formazione del nostro sistema planetario».
John Robert Brucato è Sample and Contamination Control Scientist della missione. È coinvolto negli strumenti OVIRS (OSIRIS-REx Visible and IR Spectrometer) e OTES (OSIRIS-REx Thermal Emission Spectrometer).
«Le analisi dei campioni che saranno prelevati dall’asteroide Bennu da OSIRIS-REx ci permetteranno di capire per la prima volta quale è l’origine della materia organica che più di quattro miliardi di anni fa, cadendo sulla Terra, ha dato l’avvio alla nascita della vita sul nostro pianeta», sottolinea Brucato. «Bennu è un asteroide primitivo ricco di carbonio rimasto praticamente inalterato dalla formazione del Sistema solare che ha, quindi, mantenuto il materiale di cui è composto nello suo stato originario. La Terra di contro, così come gli altri pianeti del Sistema solare, attraverso i processi geologici, ha cancellato, differenziandosi, tutte le tracce del materiale da cui si è formata, rimescolando tutti gli elementi chimici. Nei 60 grammi di materia che avremo recuperato nel 2023 saranno contenuti, dopo essere stati sintetizzati dalle stelle e disseminati nello spazio, tutti gli elementi chimici presenti nel Universo. Tutta la nostra storia sarà raccolta sul palmo della mano e richiederà solo di essere decifrata utilizzando i migliori strumenti di analisi disponibili oggi nei laboratori di tutto il mondo».
Mentre la missione NASA Dawn è ancora in pieno svolgimento attorno a Cerere, ecco arrivare il turno di OSIRIS-REx: primo, concreto passo verso quella che sarà la missione ARM, ancora più ambiziosa. Entro il prossimo decennio potremmo avere una sonda robotica in grado di agganciare letteralmente un asteroide e trascinarlo su un’orbita stabile attorno alla Luna. Da lì sarebbe semplice raggiungerlo con un equipaggio umano, esplorarlo e studiarlo da vicino. È un interesse, quello per gli asteroidi, che cresce con le prospettive economiche di un eventuale sfruttamento commerciale di quei corpi celesti, attraverso vere e proprie attività minerarie. Dentro alcuni asteroidi si accumulano metalli nobili e terre rare sempre più richiesti qui sulla Terra.
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