E DIONE NASCONDE UN OCEANO

Il mare di Encelado è più vicino

Uno studio belga ha calcolato lo spessore della crosta ghiacciata delle lune di Saturno Encelado e Dione, rivelando che la prima è molto più sottile di quanto calcolato in precedenza, mentre sotto la seconda - a un centinaio di km di profondità - si deve nascondere un oceano di acqua liquida

     05/10/2016
Dione, con Saturno e anelli sullo sfondo, ripresa dalla sonda Cassini il 17 agosto 2015. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute

Dione, con Saturno e anelli sullo sfondo, ripresa dalla sonda Cassini il 17 agosto 2015. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute

Il prestigioso club  dei “mondi oceanici”, ovvero lune o pianeti ghiacciati che nascondono un oceano d’acqua liquida al proprio interno, annovera ora un nuovo membro: Dione, una delle lune principali di Saturno. Analizzando i dati della sonda Cassini, un nuovo studio pubblicato su Geophysical Research Letters, condotto da tre ricercatori dell’Osservatorio Reale del Belgio a Bruxelles, ha calcolato in maniera nuova lo spessore della crosta ghiacciata di Dione, nonché di Encelado. Un’altra luna di Saturno, quest’ultima, ben nota per possedere un oceano d’acqua interno e sulla cui superficie sono stati osservati veri e propri geyser, spruzzi di vapore d’acqua nello spazio.

Il nuovo modello sviluppato dagli scienziati ha riservato due sorprese. La prima è che Dione cela un oceano profondo decine di chilometri al di sotto sotto di una crosta ghiacciata spessa un centinaio di km. L’altra è che il gelido guscio che ricopre Encelado è molto più sottile di quanto precedentemente calcolato, raggiungendo in alcuni punti solo alcuni km di spessore. L’oceano di Encelado risulta dunque molto più vicino alla superficie, soprattutto in prossimità del polo sud, dove sono stati osservati i geyser.

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Rappresentazione dell’interno di Encelado con crosta ghiacciata, oceano e nucleo solido. Al polo sud sono presenti geyser. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute

«Su Encelado ci sono geyser al polo sud da cui fuoriesce acqua dell’oceano interno», commenta a Media INAF Attilio Rivoldini, uno degli autori. «Come illustriamo nel nostro studio, possiamo trovare al polo sud uno strato di ghiaccio esterno molto sottile, che facilita la fuoriuscita di acqua e fornisce una spiegazione convincente al fatto che proprio lì troviamo i geyser».

Questi risultati sono in accordo con la recente scoperta che durante la sua orbita Encelado presenta delle oscillazioni, un ondeggiamento – detto librazione – dovuto al fatto che la crosta del corpo celeste non è direttamente connessa con l’interno roccioso. «Un precedente studio, basato sugli stessi dati di topografia e campo gravitazionale usati da noi, aveva calcolato che Encelado possiede una crosta esterna di ghiaccio molto spessa», racconta Rivoldini. «Ma l’anno scorso uno studio sulla rotazione e la librazione di Encelado ha dimostrato che tale guscio deve essere, al contrario, molto sottile, altrimenti Encelado non ruoterebbe nella stessa maniera. Noi abbiamo realizzato un nuovo modello della crosta esterna di Encelado che risultasse in accordo con i dati di rotazione rilevati. Dal modello risulta che effettivamente la crosta è assai più sottile di quanto si pensasse».

Anche Dione deve possedere un movimento di librazione, tuttavia troppo leggero per poter essere osservato da Cassini. L’oceano all’interno di Dione è probabilmente sopravvissuto per tutta la storia evolutiva della luna, offrendo un rifugio di lungo periodo per un’ipotetica vita microbica. «La zona di contatto tra l’oceano e il nucleo roccioso risulta in questo senso cruciale», spiega Rivoldini, «in quanto l’interazione acqua-roccia fornisce nutrienti e una fonte di energia, gli ingredienti essenziali per la vita».

Dione con Encelado sullo sfondo, ripresa dalla sonda Cassini l’8 settembre 2015. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute

Dione con Encelado sullo sfondo, ripresa dalla sonda Cassini l’8 settembre 2015. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute

Naturalmente l’oceano di Dione è decisamente troppo profondo per immaginarvi qualunque tipo di esplorazione. Encelado e la luna di Giove Europa, con le loro peculiari “sorgenti” appaiono invece assai più promettenti agli occhi dei ricercatori, che immaginano di raccogliere “al volo” campioni dell’acqua oceanica espulsi nello spazio.

Tre lune piene d’acqua orbitano attorno a Giove e tre attorno a Saturno, mentre anche Plutone è in predicato di entrare nel club dei “mondi oceanici”, secondo le recenti osservazioni della sonda New Horizons. E la nostra Luna, potrebbe mai rientrare in tale categoria? «La lune di Saturno e Giove», risponde Rivoldini, «sono costituite principalmente di ghiaccio d’acqua che, se la temperatura non è troppo bassa, può sciogliersi e rimanere in forma liquida. La nostra Luna è fatta di roccia e non c’è quasi traccia d’acqua. Ha sì un nucleo liquido, ma è di ferro fuso».

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