La Royal Astronomical Society (RAS) ha istituito a partire da quest’anno una onorificenza dedicata alla figura di Annie Maunder, tra le prime donne ammesse come socie, nel centesimo anniversario di questo storico evento. Un riconoscimento all’importante lavoro svolto da questa studiosa in un periodo nel quale affermarsi e vedere riconosciuto il proprio valore, per una donna, era un’utopia, anche per una grande scienziata.
Annie Scott Dill Russell nacque in Irlanda nel 1868. Figlia di un pastore presbiteriano, frequentò la scuola secondaria in un istituto femminile, quello che divenne in seguito il Victoria College di Belfast, per poi riuscire ad accedere all’Università di Cambridge, per la quale aveva vinto una borsa di studio triennale. Nonostante gli eccezionali risultati, in quanto donna non poté ricevere il titolo di laurea che le sarebbe spettato.
Lavorò accanto al marito, Walter Maunder, firmò articoli scientifici e libri anche con il suo nome. Fondamentale il suo contributo negli studi sulle macchie solari, ma nonostante questo Annie rimane un personaggio misconosciuto anche nell’ambiente scientifico: in pochi sanno che questo cognome – associato al ‘minimo di Maunder’ – appartiene a due scienziati, non a uno solo.
Fu tra le prime donne a lavorare presso il Royal Observatory di Greenwich, dove prestò servizio accettando una paga bassissima, fu una delle cosiddette ‘lady computers’, assunte nei primi anni ’90 dell’Ottocento dall’Astronomo Reale dell’epoca William Christie. Assumere una donna, per di più con un’educazione scientifica di livello universitario, per l’epoca fu un vero e proprio azzardo. Fino agli anni ’20 e ’30 del secolo scorso, infatti, le donne scienziate subivano una forte discriminazione di genere, a dispetto delle indiscutibili capacità.
Ci dice in proposito Gianna Cauzzi, fisica solare che svolge le proprie ricerche presso l’INAF Osservatorio Astrofisico di Arcetri, che Media INAF ha raggiunto per un commento sulla notizia: «In effetti le cose sono molto migliorate nei decenni, anche se davvero lentamente. Ricordo nettamente di aver letto diversi lavori molto importanti in fisica solare pubblicati a metà anni ’80, basati su un lavoro puntiglioso di classificazione fatto da una donna, in cui la signora in questione era a malapena ringraziata alla fine… una lady computer dei nostri tempi! Oggi per fortuna essere una donna in astronomia è considerato normale, e nelle generazioni più giovani il rapporto è paritario con gli uomini».
Non così allora, e infatti Annie fece istanza per ricevere una paga più adeguata per le proprie competenze, ma le venne rigettata. E pensare che le lady computers, istruite anche per operare con i telescopi, per effettuare i calcoli di routine e tradurre in dati le osservazioni fatte dovevano, tra l’altro, andare in giro non accompagnate nel parco astronomico di Greenwich di notte. Una cosa molto malvista per il tempo.
Quando sposò l’astronomo Walter Maunder, che era alle seconde nozze, fu costretta a lasciare il lavoro, ma non cessò di collaborare col marito. Lo accompagnò nel corso di varie spedizioni per l’osservazione delle eclissi di Sole in giro per il mondo, e spesso era la sola donna presente. Viaggiò in Lapponia, India, Algeria, Mauritius e Labrador. Progettò lei stessa la macchina fotografica con la quale fece foto incredibili del Sole, realizzò le prime immagini di un cosiddetto streamer, ovvero una struttura coronale molto lunga e stretta che nessuno aveva visto prima. Proprio per la sua riconosciuta esperienza come “fotografa solare”, il governo canadese sostenne le sue spese di viaggio per la spedizione in Labrador. Fu l’unico caso in cui non dovette pagarsi da sola la missione.
Nel 1908 pubblicò il libro I cieli e le loro storie, in cui il marito appare come co-autore. Nel volume sono raccolte le incredibili foto del Sole e della Via Lattea da lei realizzate.
«Il marito di Annie Maunder, molto lontano dagli standard dell’epoca, le è sempre stato di gran supporto. Non solo ha sempre riconosciuto, onestamente, che molto del lavoro era stato fatto da lei anche negli articoli e libri a firma sua, ma si batté per anni, fin dal 1875, affinché la RAS accettasse donne al suo interno», ricorda Cauzzi. «Vista la nulla considerazione della sua istanza da parte della RAS, nel 1890 fondò la British Astronomical Association, aperta sia a donne che a non professionisti, di cui Annie Maunder entrò subito a far parte».
Quando nel 1916 venne ammessa come socia alla Royal Astronomical Society, erano passati 24 anni dalla prima proposta per la sua ammissione, e in tale periodo molti dei suoi articoli, usciti su prestigiose riviste, erano stati pubblicati a firma del marito. Durante la Grande Guerra tornò al Royal Greenwich Observatory come volontaria.
Grazie alle ricerche dei coniugi Maunder, in cui il contributo di Annie fu fondamentale, venne individuato un periodo di scarsa attività solare, ovvero un intervallo in cui il numero di macchie solari divenne estremamente basso, che va circa dal 1645 al 1715. Questo periodo è ora noto come Minimo di Maunder, e studi successivi, ancora dibattuti, hanno portato a ipotizzare una correlazione tra la variazione nel numero delle macchie solari e cambiamenti climatici sulla Terra.
«Il Minimo di Maunder è conosciuto quasi da tutti, ma un’altra grande scoperta di Annie e Walter», aggiunge Cauzzi, «è il cosiddetto ‘diagramma a farfalla’ delle macchie solari, introdotto nel 1904. Nello studiare il numero e la posizione delle macchie sul disco solare, i coniugi Maunder produssero un grafico che mostrava l’intervallo di latitudini in cui compaiono le macchie durante ogni rotazione (circa un mese) rispetto al tempo (fase del ciclo), ottenendo una rappresentazione visuale chiarissima della migrazione verso l’equatore man mano che il ciclo procede. Da notare che il fenomeno di base era già conosciuto, ma nessuno aveva pensato di rappresentarlo in questo modo, che per esempio evidenzia come a ogni dato istante le macchie coprono un grande intervallo in latitudine, o che i cicli più intensi cominciano a latitudini più alte. Questo diagramma è uno dei pilastri alla base della teoria della dinamo solare».
«Mi piace anche ricordare», continua Cauzzi, «che il diagramma a farfalla è citato spessissimo come ‘grafico ad alto contenuto di informazione’ da testi come quello di Edward Tufte, The Visual Display of Quantitative Information, e altri, al contrario di molti grafici che vediamo oggi sui nostri quotidiani».
Oggi la figura di Annie Maunder, che si spese molto per la diffusione della conoscenza scientifica a un pubblico di non specialisti, viene celebrata dalla Royal Astronomical Society, nella ricorrenza dei cento anni dall’ammissione delle donne. Le è stata dedicata un’onorificenza, una medaglia, da assegnare a chi si distingua nella comunicazione scientifica negli ambiti dell’astronomia e della geofisica.
«La storia dell’astronomia è costellata di donne scienziate come Annie Maunder, che hanno svolto ricerche fondamentali per cui sono state scarsamente riconosciute. Basti pensare al gruppo di donne che lavorarono per Edward Pickering (direttore dell’Osservatorio di Harvard) tra fine Ottocento e il 1919, che catalogarono e re-inventarono il sistema di classificazione spettrale delle stelle, tuttora in uso. Prendendone poco merito e ancora meno soldi: erano pagate quanto un operaio comune, nonostante qualcuna fosse anche laureata in astronomia! Queste altre scienziate, così come Annie Maunder», conclude Cauzzi, «sono state delle grandi figure di riferimento per qualsiasi donna in astronomia, o più in generale nella scienza: l’esempio chiaro che una donna è brava quanto un uomo, a volte anche di più, e che quindi non ha senso sentirsi inferiori, cosa non sempre banale. E ci hanno insegnato che con la tenacia le cose si ottengono. Non subito, non tutte, dopo molte frustrazioni, ma si ottengono».