Il gran giorno dell’arrivo di ExoMars è appena trascorso e si comincia a chiarire il quadro sullo stato della missione che ha riportato l’Europa e l’Italia su e attorno a Marte. Del modulo Schiaparelli e dell’ancora incerta dinamica che ha accompagnato l’ultima manciata di secondi della sua avventurosa discesa abbiamo appena parlato. Ad accompagnarlo, dopo un viaggio lungo oltre sette mesi insieme e la separazione avvenuta il 16 ottobre scorso, in vista del traguardo finale, c’è TGO (Trace Gas Orbiter), ovvero il modulo di ExoMars destinato ad orbitare attorno al Pianeta rosso. Cosa che ha già fatto in maniera egregia, come confermano i tecnici dell’Agenzia Spaziale Europea. La manovra di inserzione in orbita si è conclusa ieri sera in modo impeccabile e dunque TGO è ormai ufficialmente un nuovo satellite artificiale di Marte. Ed è già pronto a fare scienza, grazie agli strumenti di cui è equipaggiato, anch’essi in piena efficienza, come risulta dagli ultimi dati inviati sulla Terra. Anche su TGO l’Istituto Nazionale di Astrofisica ha importanti partecipazioni scientifiche riguardo agli strumenti NOMAD e CaSSIS.
NOMAD (acronimo di Nadir and Occultation for Mars Discovery) è un insieme di spettrometri ad alta risoluzione in grado di analizzare con grande dettaglio i gas che compongono l’atmosfera di Marte, e riuscirà a individuare composti presenti in essa anche in bassissime concentrazioni. «NOMAD permetterà lo studio dei processi chimico-fisici in atto nell’atmosfera del pianeta, decifrare la sua storia evolutiva nonché la ricerca di molecole legate alla presenza di vita» dice a Media INAF Giancarlo Bellucci, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica presso l’IAPS di Roma e co-principal investigator di NOMAD. «Lo strumento ha infatti una sensibilità senza precedenti, che permetterà, ad esempio, di rilevare una quantità di gas metano con la precisione di 20 parti per trilione (un trilione equivale a mille miliardi, nda). NOMAD è una collaborazione internazionale a guida belga a cui partecipa l’Italia (con l’INAF-IAPS), la Spagna e il Regno Unito. Dopo l’inserzione in orbita avvenuta con successo, lo strumento verrà acceso il 21 novembre per eseguire delle calibrazioni e alcune osservazioni preliminari. L’orbita attuale non è quella definitiva e queste osservazioni serviranno principalmente per verificare lo stato di salute dello strumento. Anche se non ottimizzate per la scienza che vogliamo ottenere, non è però detto che queste misure non ci regalino già qualche sorpresa, viste le grandi prestazioni dello strumento. Altre osservazioni sono previste a gennaio 2017 mentre le attività scientifiche nominali inizieranno a marzo 2018».
Il secondo strumento a bordo di TGO che vede il coinvolgimento dell’INAF è CaSSIS, ovvero Colour and Stereo Surface Imaging System, una camera stereoscopica per riprese tridimensionali della superficie di Marte, disegnata e realizzata all’Università di Berna con il contributo dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Padova e dell’Agenzia Spaziale Italiana. «Ieri è iniziata la prima parte scientifica della missione, in attesa dell’inizio della manovra di aerobraking prevista a marzo 2017» spiega a Media INAF Gabriele Cremonese, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Padova e co-principal investigator di CaSSIS. «C’è grande soddisfazione da parte del team CaSSIS perché lo strumento continua a mostrarsi in “perfetta forma”. CaSSIS è una stereo camera ad alta risoluzione e il suo obiettivo scientifico principale è ricavare la topografia delle possibili sorgenti di metano. Essendo uno strumento che osserverà solo obiettivi selezionati, abbiamo già iniziato a lavorare sulla loro lista, ma in buona parte arriveranno dagli altri strumenti a bordo di ExoMars, che ci indicheranno dove potrebbero essere le sorgenti di metano o altri gas importanti dal punto di vista biologico. Prevediamo di osservare più di 30 mila obiettivi fino al 2022, e il limite è la quantità di dati che possiamo inviare a Terra. In questo momento siamo pronti a ricevere le prime immagini di CaSSIS della superficie di Marte che dovrebbero arrivare nel giro di qualche settimana e rappresenteranno un ottimo test di tutte le funzionalità dello strumento».