Vi piacerebbe ammirare le nuvole fluttuanti di energia provenienti dalle quasar o l’esplosione di luce di una pulsar? Oppure poter vedere la chioma di un buco nero? Da oggi è possibile restare affascinati e rapiti dalle meravigliose immagini che popolano la vita violenta ma incredibilmente affascinante di quanto accade nell’universo.
Tutto grazie ai risultati presentati in uno studio, appena uscito su Montly Notice of the Royal Asronomical Society (e firmato tra gli altri anche da Steven Tingay dell’INAF), basato sui dati della GaLactic and Extragalactic All-sky MWA, detta anche GLEAM ha prodotto un catalogo di 300mila galassie osservate dal MWA (Murchison Widefield Array), un radio telescopio localizzato nell’entroterra ovest dell’Australia, a Geraldton per la precisione.
«Sappiamo che l’occhio umano vede la luce solo nella combinazione di tre differenti colori primari: il rosso,il verde e il blu», dice Natasha Hurley-Walker, prima autrice dello studio, ricercatrice alla Curtin University e all’International Centre for Radio Astronomy Research (ICRAR). «Con GLEAM possiamo vedere il cielo in 20 colori primari. Non solo è molto di più di quello che gli umani possono immaginare, ma surclassa persino il record del mondo animale, detenuto da un comune crostaceo come la canocchia, che però arriva “solo” a 12 colori primari».
GLEAM è una mappatura degli accadimenti avvenuti nell’universo, visibili ad alta risoluzione nella frequenza delle onde più lunghe, quelle radio che vanno da 70 ai 230 megahertz e che hanno viaggiato per milioni di anni. Questo vuol dire che molte delle meravigliose attività che avvengono nell’universo sono a noi invisibili senza una tecnologia adeguata. Dopotutto si conferma che a seconda delle lenti indossate possiamo vedere cosa mai viste prima, fenomeni nelle diverse lunghezze d’onda: dalle brevissime oscillazioni ad alta energia dei raggi gamma ai lenti cavalloni delle onde radio, dette anche onde lunghe, passando per raggi X, visibile, H-alfa, infrarosso vicino e lungo, microonde.
«L’area mappata è enorme, e questo è estremamente prezioso per gli scienziati che possono utilizzare queste immagini in molti ambiti dell’astrofisica, in modalità di studio mai immaginate prima», aggiunge Randall Wayth, direttore e professore associato del MWA (Murchison Widefield Array ) e, come Hurley-Walker, proveniente dall’Università di Curtin, Australia.
GLEAM rappresenta un assist per gli studi in bassa frequenza del nuovo radiotelescopio SKA ( Square Kilometre Array), dando ragione a chi ha da sempre creduto che con occhi diversi si possono vedere cose mai viste prima.
Per saperne di più:
- Leggi su MNRAS l’articolo “GaLactic and Extragalactic All-sky Murchison Widefield Array (GLEAM) survey – I. A low-frequency extragalactic catalogue“, di N. Hurley-Walker, J. R. Callingham, P. J. Hancock, T. M. O. Franzen, L. Hindson, A. D. Kapińska, J. Morgan1, A. R. Offringa, R. B. Wayth, C. Wu, Q. Zheng, T. Murphy, M. E. Bell, K. S. Dwarakanath, B. For, B. M. Gaensler2, M. Johnston-Hollitt, E. Lenc, P. Procopio, L. Staveley-Smith, R. Ekers, J. D. Bowman, F. Briggs, R. J. Cappallo, A. A. Deshpande, L. Greenhill, B. J. Hazelton, D. L. Kaplan, C. J. Lonsdale, S. R. McWhirter, D. A Mitchell, M. F. Morales, E. Morgan, D. Oberoi, S. M. Ord, T. Prabu, N. Udaya Shankar, K. S. Srivani, R. Subrahmanyan, S. J. Tingay, R. L. Webster, A. Williams e C. L. Williams