Un grande oceano nel sottosuolo del pianeta nano Plutone, magari addirittura in grado di ospitare strane e non meglio definite forme di vita. L’ardita ipotesi arriva da William McKinnon, professore di scienze planetarie e della Terra alla Washington University di St. Louis, co-investigator della missione NASA New Horizons e co-autore di due dei quattro nuovi studi riguardanti Plutone pubblicati questa settimana su Nature. Ipotesi alla quale è giunto studiando il ghiaccio d’azoto presente nella regione a forma di cuore nota come Sputnik Planitia.
La presenza del liquido incolore e pungente aiuterebbe a spiegare non solo l’orientamento di Plutone nello spazio ma anche la persistenza, sotto a Sputnik Planitia, di un oceano coperto da una calotta di ghiaccio e formato da una grande massa, non tanto fangosa, come viene definita dagli altri ricercatori, quanto piuttosto, suggerisce McKinnon, sciropposa.
«New Horizons ha già rilevato composti di ammoniaca sia sulla grande luna di Plutone, Caronte, sia su una delle sue lune più piccole. Quindi che sia presente anche all’interno di Plutone è quasi sicuro», conclude McKinnon. «Quel che c’è là sotto, nell’oceano, dev’essere qualcosa di piuttosto nocivo, molto freddo, salato e ricco di ammoniaca – quasi uno sciroppo».
«Dunque non è certo un posto per i germi, e tanto meno per pesci o calamari, o qualunque altra forma di vita così come noi la conosciamo», osserva McKinnon. «Tuttavia, così come per i mari di metano su Titano (la luna principale di Saturno), viene da chiedersi se qualche forma di vita sconosciuta possa mai esistere in questi liquidi freddi ed esotici».
«La vita può tollerare un sacco di cose: può tollerare un eccesso di sale, il freddo estremo, l’estremo calore e via dicendo. Ma non credo», mette in guardia McKinnon, «che possa tollerare una quantità di ammoniaca pari a quella necessaria a mantenere – da eccellente antigelo qual è – l’oceano sotto Plutone allo stato liquido. Non che sia solo nociva. Qui sulla Terra, la trasformazione dell’azoto in ammoniaca, da parte di alcuni microrganismi del terreno, è importante per produrre il dna e le proteine. Se proprio vogliamo ipotizzare forme di vita in grado di resistere in un oceano completamente ricoperto da un guscio di ghiaccio, però, il massimo che possiamo sperare è che si tratti di qualche organismo estremamente primitivo. Forse addirittura pre-cellulare, come del resto si ritiene che fosse la prima forma di vita sulla Terra».
«Tutte queste idee su un oceano all’interno di Plutone sono credibili, ma sono solo inferenze, non abbiamo rilevazioni dirette», ammette McKinnon. «Se vogliamo confermare l’esistenza di un tale oceano, avremo bisogno di misure di gravità o scandagli radar per il sottosuolo. Tutte cose che potranno essere fatte dall’orbiter di un’eventuale, futura missione su Plutone. È ora che una nuova generazione prenda in mano quello che New Horizons ha lasciato».