Su Saturno il brutto tempo è davvero raro: a quanto pare l’atmosfera è tranquilla, tanto tranquilla da rimanere in condizioni stabili anche per 20 o 30 anni. Tranne poi dare luogo a tempeste lunghe interi mesi, come quella immortalata in questa immagine realizzata nell’ambito della missione Cassini-Huygens e durata dal dicembre 2010 al giugno 2011.
Il fenomeno è noto dal 1876 e la formazione di questa imponente tempesta su scala planetaria prende il nome di Grande Macchia Bianca. La sonda Cassini, nel 2010, ottenne le prime immagini ad altissima risoluzione di questa grande struttura meteorologica e ora continua ad aiutarci nella comprensione dei processi alla base della formazione di queste tempeste gigantesche su Saturno.
L’immagine, in falsi colori, è stata realizzata il 26 febbraio del 2011 mettendo insieme 84 diversi scatti realizzati nel vicino infrarosso dalla sonda, realizzata in collaborazione tra NASA, ESA e ASI, che ha come scopo lo studio di Saturno e del suo sistema di satelliti ed anelli.
Il blu indica nubi sottili e alte, mentre il giallo e il bianco marcano le nuvole relativamente spesse presenti anche ad alta quota. Rosso e marrone rappresentano le nuvole a bassa quota non oscurate dalle nubi più alte, e il blu scuro è una sottile nebbia, senza alcuna nube sotto. Il verde rappresenta le nubi intermedie.
La parte più chiara – la testa della tempesta – è individuabile sulla sinistra ed è quella nella quale è stata registrata la maggiore presenza di attività elettrica. Le nubi dense e turbolente hanno infuriato attraverso l’atmosfera del pianeta verso ovest, fino ad avvolgerlo per intero. Alla coda della tempesta (sulla destra) un vasto vortice ovale largo circa 12mila km: per avere un’idea delle dimensioni, si tratta di una misura paragonabile al diametro della Terra. Dopo molti mesi, la testa ha raggiunto la coda e la tempesta ha cominciato finalmente a diminuire di intensità.
Sesto pianeta del Sistema solare in ordine di distanza dal Sole, e secondo pianeta più massiccio dopo Giove, Saturno impiega circa 30 anni per orbitare intorno al Sole, è dunque probabile che la ciclicità delle tempeste giganti possa essere collegata, almeno in parte, ai cambiamenti stagionali dell’atmosfera del pianeta.
Insomma, signore degli anelli sì, ma anche delle tempeste.