L’arcivescovo anglicano irlandese James Ussher nel 1650 calcolò, basandosi sul racconto biblico, la data della creazione del mondo in domenica 23 ottobre 4004 a.C., a mezzogiorno in punto. Oggi gli astrofisici fanno fatica a essere così precisi, se non altro perché hanno a che fare con i miliardi di anni, invece che con i millenni.
È stato infatti calcolato che i miliardi di anni trascorsi dalla nascita dell’universo siano circa 14, mentre il Sole brilla ininterrottamente da qualcosa come 4.6 miliardi di anni.
Quasi stupisce, dunque, che in un recente studio, pubblicato su Science e guidato da ricercatori del celeberrimo Mit, il Massachusetts Institute of Technology nella statunitense Cambridge, gli scienziati siano riusciti a stimare in soli 3 o 4 milioni di anni la durata della fase di nebulosa da cui ha avuto origine il Sistema solare.
Una conclusione a cui i ricercatori sono giunti analizzando 4 meteoriti risalenti agli albori del Sistema solare, rinvenute in Argentina, Brasile, Antartide e nel deserto del Sahara. Tutti i campioni contenevano uranio, il cui rapporto percentuale con il piombo è fondamentale per una corretta e precisa datazione.
Ma facciamo un passo indietro, e torniamo a 4.6 miliardi anni fa, quando un’enorme nube di polveri e idrogeno gassoso collassò sotto il proprio peso, iniziando a ruotare e appiattendosi man mano in una forma a disco, chiamata nebulosa solare. Gran parte di questo materiale si concentrò nel centro del disco per formare il Sole, mentre una porzione residua si condensò a formare i pianeti e i corpi più piccoli, come gli asteroidi, del Sistema solare.
Il nuovo studio ha misurato in 4 miliardi e 653 milioni di anni l’età delle meteoriti analizzate, stabilendo che la fase di gestazione come nebulosa solare deve essere durata tra i 3 e i 4 milioni di anni. Al termine di questo periodo si era già delineata la struttura su grande scala del Sistema solare, anche se poi i pianeti hanno continuato a evolversi.
In particolare, gli autori del nuovo studio ritengono che i giganti gassosi Giove e Saturno devono avere preso forma entro i primi 4 milioni di anni di formazione del Sistema solare. Inoltre, devono anche aver completato la migrazione delle loro posizioni orbitali entro questo tempo.
Le meteoriti analizzate nel nuovo studio sono angriti, un tipo molto raro e antico di rocce magmatiche, originate probabilmente da eruzioni sulla superficie di asteroidi. La veloce solidificazione successiva ha poi permesso di conservare intatte, come in una capsula del tempo, le caratteristiche dell’ambiente in cui sono state prodotte, inclusa la composizione e i cosiddetti segnali paleomagnetici.
«Le angriti sono davvero spettacolari: nella maggior parte dei casi sembrano eruttate da un vulcano delle Hawaii, ma si sono invece raffreddate su un planetesimo all’alba del Sistema solare», spiega Benjamin Weiss del Mit, fra gli autori della scoperta. «Una è caduta in Argentina ed è stato scoperta nel 1979 da un agricoltore mentre arava il suo campo. Sembrava un manufatto indio, come un mortaio, e il proprietario del terreno l’ha tenuta in casa per 20 anni, fino a quando ha finalmente deciso di farla analizzare: si è rivelata una meteorite davvero rara».
Ora, l’inconsueto raccolto di quel lembo di terra ha contribuito a svelare qualche segreto sulla nascita di tutto il Sistema solare.
Per saperne di più:
- Leggi su Science l’articolo “Lifetime of the solar nebula constrained by meteorite paleomagnetism”, di Huapei Wang, Benjamin P. Weiss, Xue-Ning Bai, Brynna G. Downey, Jun Wang, Jiajun Wang, Clément Suavet, Roger R. Fu, Maria E. Zucolotto