Sono le comete le vere custodi dell’origine della vita sulla Terra, e nel loro interminabile viaggio intorno al Sistema solare si portano dietro le “impronte digitali” delle molecole d’acqua che hanno dato il via a tutto. Le comete sono fatte essenzialmente di ghiaccio, e passare vicino al Sole (perielio) è sicuramente un’impresa che lascia degli evidenti segni in questi oggetti. Sembrerebbe che nella cometa C/2014 Q2, che noi tutti conosciamo come Lovejoy, qualcosa di drastico sia accaduto alle molecole d’acqua. Grazie al Keck Observatory (Hawaii), gli astronomi del Goddard Space Flight Center della Nasa hanno avuto modo di osservare con attenzione all’infrarosso la cometa Lovejoy a inizio 2015, quando è passata molto vicino al Sole.
Gli scienziati hanno misurato simultaneamente il rilascio (tramite sublimazione del ghiaccio) di H2O e di molecole di acqua pesante (HDO), dove a differenza dell’acqua normale al posto di (almeno) uno dei due atomi d’idrogeno c’è il suo isotopo stabile, il deuterio, con un neutrone in più. Durante le rilevazioni di febbraio 2015 gli scienziati hanno calcolato il rapporto deuterio-idrogeno, che serve principalmente per capire da dove esattamente provenga la cometa all’interno della Nube di Oort. Per ottenere i risultati contenuti nello studio, il team guidato da Lucas Paganini ha comparato i dati raccolti dal Keck con altri ottenuti prima del perielio: dopo il passaggio ravvicinato con il Sole, la produzione di HDO era tre volte più alta, mentre la quantità di H2O rimaneva essenzialmente costante. Per questo gli esperti hanno suggerito che in futuro sarà necessario effettuare osservazioni e rilevazioni del rapporto deuterio-idrogeno più volte durante il “cammino” delle comete verso il Sole e capirne le eventuali implicazioni.
«Se il rapporto D-H cambia con il tempo, è fuorviante pensare che le comete abbiano contribuito solo in piccola parte alla formazione di acqua sulla Terra rispetto agli asteroidi, soprattutto se ci si basa solo su una singola misurazione del rapporto D-H nelle comete», osserva Paganini. Non è semplice, però, calcolare la quantità di acqua pesante nelle comete, perché l’HDO è molto meno presente rispetto alla “classica” acqua: basti pensare che attorno a Lovejoy l’acqua “normale” è presente in quantità 1500 volte superiore all’acqua pesante.
I drastici cambiamenti osservati sono causati, probabilmente, dalla radiazione solare, talmente potente da alterare le caratteristiche delle molecole superficiali della cometa. Rilevare un rapporto D-H molto diverso rispetto a dati raccolti in precedenza sta a indicare, in questo caso, che la cometa è invecchiata.
Per saperne di più:
- Leggi su Astrophysical Journal Letters l’articolo “Ground-based Detection of Deuterated Water in Comet C/2014 Q2 (Lovejoy) at IR Wavelengths”, di L. Paganini, M. J. Mumma, E. L. Gibb e G. L. Villanueva