Se esistesse il primo premio per il fossile più antico dell’Universo, sicuramente lo vincerebbe la radiazione cosmica di fondo (Cmb), che non è altro che la flebile traccia arrivata a noi dall’esplosione che ha dato il via a tutto ciò che conosciamo, il Big Bang, 14 miliardi di anni fa. Questa impronta è indelebile ed è utilissima per sondare il cosmo attraverso l’effetto Sunyaev-Zel’dovich. Tra le diverse strade percorse per studiare la radiazione cosmica di fondo, c’è anche l’osservazione indiretta tramite lo studio di galassie e ammassi di galassie. Durante il viaggio verso la Terra, i fotoni della Cmb possono passare attraverso gli ammassi di galassie, che contengono elettroni ad alta energia. Questi elettroni danno ai fotoni un minuscolo impulso di energia: rilevare questi fotoni potenziati attraverso i nostri telescopi è impegnativo quanto importante.
Quello che vedete nell’immagine qui sopra è l’ammasso di galassie RX J1347.5–1145 “fotografato” da Hubble (di Nasa ed Esa) nell’ambito del programma Cluster Lensing And Supernova survey with Hubble (Clash). Questo cluster si trova a 5 miliardi di anni luce da noi. L’osservazione di RX J1347.5–1145 ha permesso agli astronomi che utilizzano l’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (Alma) di studiare la radiazione cosmica di fondo utilizzando l’effetto Sunyaev-Zel’dovich (i dati di Alma sono quelli in blu/violetto nella foto).