Cosa ci fa un astronauta sulla Luna con la bandiera della Svizzera? È a partire da questa immagine che abbiamo scoperto un luogo dove in Svizzera, a partire dagli anni ’30, sono state archiviate migliaia di disegni di bambini e ragazzi di tutto il mondo. Un tesoro che conserva le impressioni dei più piccoli sul mondo, ma non solo, sono infatti moltissimi i disegni dedicati allo spazio. Stavamo proprio spulciando tra i disegni che sono stati mandati da tutta Europa nell’ambito del concorso organizzato per il progetto Cheops dall’Università di Berna (circa un anno fa l’Agenzia Spaziale Europea ha organizzato un concorso simile, ne avevamo parlato qui), quando ci siamo imbattuti nell’Archivio della Fondazione Pestalozzianum.
Abbiamo fatto qualche domanda su questo luogo così particolare ad Anna Lehninger, storica dell’arte che ha scritto un libro dedicato ai concorsi di disegno per bambini, e che ha avuto modo di osservare e studiare le migliaia di opere conservate nell’Archivio dei disegni dell’infanzia, per sapere se possono aiutarci a capire come sia l’Universo visto dagli occhi di un bambino.
Dottoressa Lehninger, cosa viene conservato nell’Archivio dei disegni dell’infanzia della Fondazione Pestalozzianum?
«L’Archivio dei disegni dell’infanzia della Fondazione Pestalozzianum ospita una collezione di circa 50mila disegni di bambini e ragazzi svizzeri e di 50 altre nazionalità. Venne fondato a Zurigo nel 1932, originariamente era la collezione dello studio di un gruppo di insegnanti coinvolti in un movimento di riforma chiamato “Neuen Zeichnens”, ovvero “Nuovo Disegno”. Il movimento voleva rinnovare il metodo di insegnamento dell’arte nelle scuole. In seguito la collezione venne ampliata con i disegni vincitori, tra il 1912 e il 1985, dell’annuale concorso di disegno per un calendario per gli scolari, noto come Almanacco Pestalozzi. L’Archivio contiene quindi migliaia di disegni realizzati da bambini e basati sulla loro percezione della vita quotidiana, la scuola, la famiglia, lo sport, ma anche un numero ragguardevole di descrizioni dello spazio, raccolte nel corso degli anni».
Che immagine hanno i bambini dell’Universo?
«Da una parte l’Universo è percepito come un luogo vastissimo, tanto vasto da essere perfetto per poterci sviluppare dentro delle idee proprie, dall’altra bambini e ragazzi tendono a metterci dentro la tecnologia del loro tempo, per descrivere viaggi immaginifici verso la Luna o pianeti come Venere e Marte. Gli astronauti negli anni ’40 venivano disegnati come se dovessero prendere parte ad una scalata in montagna, con corde, zaini e scarponi da arrampicata. Lo spazio e il suo vuoto sembrano essere la superficie ideale su cui proiettare immagini avventurose e utopiche. Razzi in volo nello spazio, oggetti volanti che ronzano sopra la superficie di pianeti sconosciuti e astronauti che, vestiti delle loro tute spaziali, esplorano mondi alieni: queste le immagini che riempiono i disegni, sia dei maschi che delle femmine. In questo spazio sconosciuto si possono immaginare forme e colori straordinari, un’area mistica, lontana dalla Terra e dalla vita di ogni giorno. Deve essere stato davvero divertente creare questi disegni lasciando l’immaginazione correre a briglia sciolta».
In quale modo i disegni subiscono l’influenza dei media, e come le suggestioni da questi proposte sono cambiate nel corso degli ultimi 100 anni?
«L’idea dello spazio era, soprattutto all’inizio, certamente influenzata dalla letteratura di science fiction, dalle illustrazioni presenti su libri e riviste. Dagli anni ’50 ai ’70 i disegni ritraggono spesso famose navicelle spaziali, come lo Sputnik, l’Apollo 11 e le molte altre che comparivano spesso sui giornali, le riviste e anche in televisione. Nei disegni dei giorni nostri si vede invece l’influenza di film come Interstellar, e anche le rappresentazioni scientifiche del sistema solare, come nei disegni realizzati dai bambini per il concorso dedicato a Cheops (la prima missione Esa a guida Svizzera) indetto dal National Centre of Competence in Research PlanetS, negli anni scorsi».
Come sono rappresentati gli alieni? L’Universo dei bambini è popolato o no?
«Lo è eccome, e in modo molto diversi. Negli anni ’20 e ’30 gli alieni avevano sembianze umane, ma con la pelle verde, in seguito le rappresentazioni si sono evolute in piccoli omini verdi, dall’aspetto amichevole, simili a fumetti. Anche i mostri compaiono nei disegni a tema spaziale della collezione, ma solo in piccola parte. Nell’insieme lo spazio visto dai più piccoli sembra un posto amichevole, dove gli umani possono fare viaggi su altri mondi e incontrare i loro abitanti in pace».
Se volete vedere i disegni selezionati per il “lancio” nell’ambito del concorso lanciato dall’Università di Berna per il progetto Cheops potete consultare la pagina dedicata. I 3000 che sono stati selezionati verranno ridotti di dimensioni e intagliati su placche metalliche per prendere il volo nello spazio insieme a Cheops.
Per saperne di più:
- Consulta il sito web dell’Archivio (in tedesco)
- Leggi su Media Inaf l’articolo “Tremila disegni nello spazio con CHEOPS“