Era dal 2009 che la sonda indiana Chandrayaan-1 non dava più sue notizie ma qualche mese fa, dopo anni di ricerche senza sosta, la Nasa è riuscita a localizzarla grazie alla gigantesca antenna radar (70 metri) del Goldstone Deep Space Communications Complex in California. Parliamo della missione lunare senza equipaggio partita a fine 2008 con l’obiettivo di studiare il nostro satellite naturale tramite un orbiter e un impattatore (il Moon Impact Probe). Dopo poco più di 300 giorni di missione, nell’agosto del 2009, a causa di alcuni guasti irreversibili, non è stato più possibile comunicare con la sonda e la missione è terminata per cause di forza maggiore (anche la conclusione naturale era prevista nel 2010).
Perché ci sono voluti così tanti anni per “ricongiungersi” con la sonda? Trovare un oggetto perduto in orbita attorno alla Luna è come cercare un ago in un pagliaio… non è solo un modo di dire. Certo, la Luna è molto vicina a noi, ma i telescopi ottici non riescono a oltrepassare l’alone luminoso che la avvolge e molti oggetti rimangono così invisibili. In più la sonda dell’Indian Space Research Organisation è molto piccola (un cubetto di 1,5 metri per lato). Per fortuna la tecnologia ci aiuta a risolvere questi inconvenienti e i radar potranno di certo tornare utili in future missioni con obiettivo la Luna.
Nonostante tutti questi ostacoli, il radar utilizzato dalla Nasa si è rivelato uno strumento molto potente. Per trovare il veicolo spaziale a 380 mila chilometri di distanza, la squadra di tecnici del Jpl ha inviato un potente fascio di microonde dirette verso la Luna; gli echi radar sono poi tornati indietro e captati Green Bank Telescope in West Virginia e da Arecibo in Porto Rico.
Dai calcoli del Jpl si evince che la sonda orbita ancora a circa 200 chilometri dalla superficie e passa sempre sopra ai poli, anche se dal 2009 ha inclinato la propria marcia di 180 gradi. Il 2 luglio 2016 il team di ricercatori ha puntato il radar Goldstone e il Green Bank a 160 chilometri sopra il polo Nord della Luna in attesa di incrociare la sonda con il raggio del radar. I ricercatori hanno poi utilizzato i dati dal segnale di ritorno per stimare la sua velocità e la distanza dal bersaglio. Questa informazione li ha aiutati ad aggiornare le previsioni orbitali di Chandrayaan-1.
In tre mesi dal primo avvistamento, gli echi radar sono stati rilevati altre sette volte. Il radar del Goldstone Deep Space Communications Complex, il Green Bank e Arecibo hanno avvistato nella stessa occasione anche il Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) dimostrando una capacità osservativa senza precedenti soprattutto attorno all’orbita lunare, così vicina ma così difficile da studiare.