Sono tornati a mani vuote, ma con la gioia negli occhi. Tecnici e scienziati della missione Nasa Osiris-Rex, lanciata nel settembre 2016 e progettata per prelevare – nel 2018 – un frammento dell’asteroide Bennu da riportare sulla Terra, sono reduci da due intense settimane d’esercitazione. Obiettivo: sfruttare il transito del satellite attraverso L4 – il quarto punto langrangiano, una regione in equilibrio gravitazionale con Terra e Luna – per scoprire eventuali asteroidi troiani ancora sconosciuti. L4 ed L5, chiamati non a caso anche “punti troiani”, sono l’habitat ideale per ospitare questo tipo di asteroidi, «corpi che si dovrebbero trovare sulla stessa orbita della Terra, precedendo e seguendo il nostro pianeta», spiega a Media Inaf Elisabetta Dotto dell’Inaf di Roma, scienziata del team degli strumenti Ovirs, Otes e Ocams a bordo di Osiris-Rex. «Si conoscono troiani di altri pianeti, ma un solo oggetto – 2010 TK7 – è stato sinora individuato in prossimità della Terra».
Insomma, un modo per esercitarsi e per scaldare i muscoli di due delle camere a bordo della sonda, la MapCam e la PolyCam. Com’è andata? «Osiris-Rex, nel corso della sua scansione, non ha scoperto nuovi troiani della Terra. Si è comunque trattato di un ottimo test», sottolinea Dotto, «per verificare la capacità del sistema delle camere d’individuare, e se necessario evitare, eventuali satelliti dell’asteroide Bennu, obiettivo della missione. Grande è la soddisfazione per l’ottimo funzionamento degli strumenti e per il successo di queste osservazioni».
La MapCam, in particolare, ha inviato a terra immagini di 17 asteroidi della Fascia principale, e si è dimostrata in grado di rilevare corpi in movimento con magnitudine due volte più debole di quanto ci si attendesse. L’analisi delle immagini acquisite durante la campagna osservativa, e in particolare delle conseguenze per quanto riguarda la stima nel numero di potenziali asteroidi troiani della Terra, è ancora in corso, e i risultati saranno pubblicati una volta che lo studio di tutti i dati della missione sarà completato.
Nel team scientifico di Osiris-Rex, oltre a Elisabetta Dotto, c’è anche un altro ricercatore dell’Inaf, John Brucato dell’Osservatorio astrofisico di Arcetri. Le attività nelle quali sono coinvolti riguardano la strumentazione (spettroscopia e imaging) e l’analisi dei dati e dei campioni che la sonda riporterà a Terra nel 2023.