Alcuni oggetti astronomici hanno soprannomi accattivanti, talvolta quasi eccentrici, ispirati dalla mitologia o dal proprio aspetto. Per esempio, la costellazione di Orione (il Cacciatore), la galassia Sombrero, la nebulosa Testa di Cavallo, o anche la stessa Via Lattea. Tuttavia, la stragrande maggioranza degli oggetti cosmici è nominata semplicemente in base all’ordine di comparsa su un determinato catalogo astronomico.
In questa immagine ottenuta dal telescopio spaziale Hubble, sono chiaramente visibili due galassie, la più grande delle quali è denominata Ngc 4424.
Ngc è la sigla che sta per “Nuovo catalogo generale delle nebulose e ammassi di stelle”. Elenco che, si capisce subito, pecca ormai dell’elemento di novità insito nel nome, in quanto compilato nel lontano 1888.
Con 7840 voci elencate, Ngc è tuttora uno dei cataloghi astronomici più completi di tipo generale, elencando gli oggetti più grandi, più luminosi e più facilmente individuabili nel cielo notturno. Oggetti che non smettono di affascinare anche i contemporanei, anche grazie alle nuove visioni rese possibili da potenti telescopi come Hubble.
La galassia più piccola, più piatta e brillante, visibile nell’immagine appena sotto Ngc 4424, si chiama Leda 213994. Se volete potete chiamarla semplicemente Leda, come la mitologica regina di Sparta che venne sedotta da Zeus trasmutato in cigno.
Sappiate però che gli astronomi raramente riescono a resistere un buon acronimo, come in questo caso: Leda è la sigla di un altro catalogo astronomico, il “Lyon-Meudon Extragalactic Database”. Un inventario astronomico nato un secolo dopo Ngc, originariamente contenete informazioni su oltre 100mila galassie, mentre oggi arriva a censire oltre tre milioni di oggetti celesti, di cui la metà sono galassie.