In marcia per la scienza, la terra e la democrazia, recita la locandina. Si chiama March for Science l’iniziativa che sabato 22 aprile, in concomitanza con la Giornata della Terra, chiama a raccolta scienziate e scienziati di tutto il mondo. L’evento principale si svolgerà a Washington, negli Stati Uniti, ma fra le tante marce locali ne è prevista una anche in Italia, a Roma. Per fare cosa, oltre che per camminare? Lo chiediamo a uno degli organizzatori dell’evento italiano, Alessandro Arienzo, ricercatore in Storia delle dottrine politiche alla “Federico II” di Napoli e membro del comitato promotore dell’iniziativa, composto da una decina tra ricercatori, studenti, dottorandi e cittadini.
Arienzo, come è nata l’idea d’una Marcia per la scienza?
«La Marcia per la scienza è stata lanciata nei mesi scorsi negli Stati Uniti da ricercatori e semplici cittadini preoccupati dai continui attacchi verso il ruolo della scienza della nostra società e dalle scelte del nuovo governo statunitense in materia ambientale e scientifica. È il primo anno che viene organizzata questa iniziativa, che si terrà quasi ovunque nel mondo con oltre 600 appuntamenti disseminati in altrettante città».
Primo anno per la Marcia, ma anche primo anno di presidenza Trump: è un caso?
«Che si organizzi ora che Trump è presidente degli Stati Uniti non è un caso, perché tra i suoi primi passi ci sono stati interventi durissimi sulla libertà di ricerca e di espressione in ambito scientifico, e sulle politiche ambientali, che sono apparsi subito paradigmatici di un certo modo di ridimensionare la scienza, la conoscenza e la cultura».
La scienza, secondo lei, è più a rischio oggi di quanto non lo sia stata in passato?
«Sì, credo lo sia più che nel recente passato. Ma questo non accade tanto per gli interventi di singoli governi; anche se Trump, la Turchia e la tremenda vicenda di Giulio Regeni ci ricordano anche quanto drammaticamente presente sia questo aspetto. Quello che sembra venir meno è la più generale consapevolezza del ruolo civile e potenzialmente liberatorio della ricerca e della scienza. I dibattiti disinformati in tanti campi – dalle scie chimiche ai flussi migratori, dalle politiche energetiche al clima – si affiancano ai ripetuti attacchi a ricercatori, scienziati, alla scuola e in genere all’educazione e alla ricerca e creano un clima di sospetto, di sfiducia, di distanza».
Torniamo alla Marcia per la scienza. Come si aderisce? Individualmente? In gruppo? Intere università o enti? Associazioni?
«Si aderisce in tutti questi modi. Come singoli ma anche ovviamente come organizzazioni, associazioni, istituzioni di qualsiasi natura, purché si condividano i principi dell’iniziativa. Al momento, in Italia, hanno ad esempio aderito diverse associazioni di studenti e di ricercatori, ma anche istituzioni pubbliche come l’Università di Genova, l’Ingv, l’Infn. E il cartello di organizzazioni della Coalizione clima».
Per quanto indipendente, sembra un’iniziativa con una forte connotazione politica. Non è un aspetto rischioso, che può portare a divisioni all’interno della comunità scientifica?
«Inevitabilmente, un’iniziativa come questa ha una connotazione politica. Per noi è importante sottolineare che difendere il ruolo della scienza è innanzitutto difenderne autonomia, libertà, democraticità. Tutti questi sono temi “politici” ma non crediamo che possano, in quanto tali, dividere il mondo della scienza. Tra le associazioni che sostengono questa iniziativa in Italia e nel resto del mondo ci sono anche organizzazioni sindacali o professionali. In questo non ci vediamo però alcun rischio, i sindacati e i partiti sono un pezzo importante delle nostre democrazie. Ma in questo evento partecipano – se vogliono – al pari di altri e sulla base della condivisione dei principi della Marcia che resta una iniziativa globale, partecipata e libera. Non è un caso che la Marcia si presenta senza simboli immediatamente riconducibili ad altro».
C’è qualche collegamento fra la Marcia per la Scienza e la Giornata della Terra?
«Sì, il 22 aprile è da anni il giorno in cui si celebra la “Giornata della Terra” per porre l’attenzione sui cambiamenti climatici prodotti dall’uomo e sulla necessità di uno sviluppo attento all’impatto sull’ambiente e sulla qualità della vita. L’ambiente, la sua conservazione e valorizzazione, è una delle nostre emergenze e uno dei temi sui quali la scienza può giocare un ruolo decisivo, e sui quali più spesso, oggi, viene attaccata. Tra le organizzazioni che stanno aderendo in Italia ci sono quelle della “Coalizione clima”, appunto, che organizzano la Giornata della Terra. Le due iniziative si terranno nello stesso giorno e noi siamo impegnati nel farle convergere e nel farle riuscire entrambe».
Cosa avete già definito, oltre alla data? Leggo che vi incontrerete oggi, giovedì 6 aprile, a Roma per discuterne…
«L’incontro di oggi pomeriggio alla Sapienza, alle ore 17 nel Dipartimento di informatica, è aperto a tutti. Ci hanno dato l’adesione le organizzazioni che sostengono la Marcia, quelle della Coalizione Clima, due organizzazioni di ricercatori stranieri in Italia, il comitato promotore della Women’s March e tante altre persone interessate che si sono messe in contatto con coi».
E la marcia vera e propria?
«L’appuntamento per la marcia è il 22 aprile, a Roma, alle ore 16. Ci incontriamo in Piazza della Rotonda (nei pressi del Pantheon) per recarci in Campo dei Fiori. E nuovamente alle 18 per un dibattito pubblico, e un poco di musica, sulla terrazza del Pincio, su cui terremo, insieme con la rete che organizza la Giornata per la Terra, dibattiti e musica. Al momento sono previste altre iniziative, il 21 aprile a Caserta, a Napoli e – speriamo – Firenze, Trieste e Milano».
Per informazioni sulla Marcia per la scienza in Italia:
Guarda su YouTube il video con il percorso della Marcia per la scienza di Roma: