I primi atomi di antimateria cosmica potrebbero essere stati intrappolati dal cacciatore di antimateria Ams (Alpha Magnetic Spectrometer), installato dal 2011 all’esterno della Stazione Spaziale Internazionale. L’annuncio, non ancora ufficiale, è stato anticipato dal coordinatore dell’esperimento, il Nobel Samuel Ting, in un convegno organizzato all’Istituto di Tecnologia del Massachusetts (Mit). Prima di pubblicarli «voglio essere sicuro che i segnali siano genuini», ha detto Ting a ScienceMag, il sito web della rivista scientifica Science.
La scoperta di particelle di anti-elio (atomi identici all’elio ‘normale’ ma con carica elettrica opposta) potrebbe stravolgere il mondo della cosmologia perché indicherebbe la possibile esistenza nell’universo di intere ‘isole’ di antimateria che potrebbero essere sopravvissute al Big Bang oppure testimoniare l’esistenza di meccanismi ancora del tutto sconosciuti.
L’ambizioso strumento Ams, nato da una collaborazione internazionale in cui l’Italia è il secondo maggiore contribuente grazie alla partecipazione dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) e l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), aveva già dato risultati interessanti.
Tra i circa 90 miliardi di particelle cosmiche osservate, 4 o 5 sembrerebbero essere atomi di anti-elio, una forma di materia ‘complessa’ prodotta solo in laboratorio per pochi istanti e mai vista in natura.
Una scoperta importantissima ma ancora tutta da confermare e i risultati ottenuti finora sarebbero solo «fisica da conferenza stampa», ha commentato Greg Tarlé, dell’università del Michigan. Secondo altre voci critiche riportate da Science, le scoperte annunciate da Ting ma non ancora pubblicate su riviste scientifiche servirebbero a giustificare il grande sforzo economico che è stato fatto per Ams, circa 2 miliardi di euro.