Inizia l’estate su Saturno, e la sonda Cassini della Nasa è nella posizione migliore per osservarla. Cade oggi il solstizio di Saturno, ovvero il primo giorno d’estate nell’emisfero nord del pianeta, una ricorrenza che si ripete circa ogni 15 anni terrestri. Per festeggiarlo, Cassini ci invia alcune delle immagini più spettacolari del polo nord del pianeta, con la sua tempesta esagonale.
Mancano una manciata di settimane al 15 settembre, giorno in cui è previsto lo storico tuffo di Cassini nell’atmosfera del pianeta con gli anelli. Per prepararsi all’evento, la sonda sta percorrendo una serie di orbite strettissime, durante le quali sfreccia periodicamente nello spazio vuoto tra Saturno e i suoi anelli.
Arrivata a destinazione nel 2004, dopo sette anni di viaggio interplanetario, la sonda Cassini ha visto la propria missione estendersi dai primi 4 anni nominali fino agli attuali 13. Nel corso degli anni ha collezionato scoperte sensazionali e immagini mozzafiato. Gli scatti raccolti mostrano cambiamenti stagionali degli strati superiori dell’atmosfera di Saturno.
Nell’immagine qui sopra è possibile ammirare il polo nord del pianeta in colori naturali, mettendo a confronto il suo aspetto a giugno 2013 con quello che ha visto Cassini nell’aprile 2017. In entrambi gli scatti l’esagono centrale domina la scena, ma le due immagini mettono in luce colori diversi, a indicare i cambiamenti stagionali subiti da quella regione.
Nel 2013 l’interno dell’esagono appare azzurro, mentre all’inizio del 2017 è ricoperto da una foschia gialla, e solo la regione centrale del vortice mantiene un intenso colore blu. L’arrivo di una più intensa radiazione ultravioletta proveniente dal Sole ha innescato la formazione della foschia così come la osserviamo.
Sono varie le ipotesi prese in considerazione dagli scienziati per spiegare come mai la zona centrale dell’esagono rimanga blu. Una di queste è che la regione del vortice sia l’ultima ad essere esposta alla luce solare, e che quindi le particelle al suo interno non abbiano ancora avuto tempo di cambiare colore. Una seconda ipotesi prende in considerazione l’idea che il vortice polare abbia una circolazione interna simile a quella degli uragani terrestri, e che quindi la direzione del flusso sia dagli strati più alti a quelli più bassi dell’atmosfera.