Avvicinare scienza e fede: questo è stato lo scopo principale dell’Imam di Trieste, Nader Akkad, come dice anche nell’intervista a MediaInaf Tv, quando ha chiesto di organizzare la visita all’Osservatorio astronomico di Padova.
I moti della Luna, sui quali si fonda il calendario islamico, sono assolutamente prevedibili e, quindi, calcolati dalla meccanica celeste, con una precisione che non lascia spazio a dubbi. Ma quando si parla di fine e inizio mese per la religione islamica, di “avvistamento”, così come è scritto nel Corano, della prima falce di luna crescente, le cose non sono così ovvie e scontate. Così come non lo erano venerdì sera, 26 maggio, sulla terrazza della Specola, dalla quale si è cercato di avvistare l’esile falce in mezzo a una coltre di nubi e nel bagliore del sole appena tramontato.
La delegazione di Imam è arrivata in Specola alle 18:30 accolta dal direttore, Massimo Turatto, e da altri astronomi dell’Osservatorio. Dopo i primi onori di casa si è passati a spiegare con alcune slide le fasi lunari e si è mostrato agli ospiti, con l’ausilio del software Stellarium, come avvenivano tramonto ed eventuale avvistamento della Luna in diverse zone del mondo e a diverse latitudini. Le domande sono state molte così come l’interesse. Poi è arrivato il momento tanto atteso di salire in torre.
La luna ahimè non si è vista, fatto per noi astronomi abbastanza scontato visto il livello di umidità, di nubi, e la luce diffusa residua del sole. Ma la Luna era sicuramente lì dove doveva essere, e per questo oggi, sabato 27 maggio, è iniziato il Ramadan, così come ha peraltro riportato nella fatwa emanata dalla Segreteria generale del Consiglio europeo per la Fatwa e la Ricerca, in relazione all’avvistamento della Luna del mese di Ramadan per l’anno 1438 Hijri (Egira), ossia il 2017 d.C.. Questo è stato fatto nel rispetto delle condizioni adottate dal Consiglio europeo e sulla base delle conclusione tratte in diversi convegni internazionali, tenutisi negli ultimi anni, tra esperti di diritto islamico ed esperti di astronomia per stabilire l’inizio dei mesi lunari. Il punto importante è che non debba più essere necessario tenere conto della diversità dei luoghi di avvistamento, e che sia auspicabile seguire l’avvistamento mondiale anziché quello locale, data la genericità dell’indicazione contenuta nel Corano (sul problema della definizione dell’inizio e fine dei mesi per i musulmani, vedi l’approfondimento in fondo a quest’articolo, sotto al video).
L’Imam Akkad ha voluto spiegare questo passaggio agli altri colleghi presenti, il 90 per cento dei quali si è convinto di ciò grazie anche al precedente intervento di noi astronomi e alla condivisione diretta dell’approccio scientifico ai fenomeni celesti, che altro non sono che fenomeni naturali. Una condivisione ancor più importante di quanto possa a prima vista sembrare, oggi più che mai visti i recenti avvenimenti terroristici.
Dal 2008 è pubblicata la Carta dei Musulmani d’Europa e a febbraio di quest’anno il ministero dell’Interno e il Consiglio per i rapporti con l’Islam italiano, al quale afferiscono diverse associazioni islamiche, hanno siglato il “Patto Nazionale per un Islam italiano”. L’obiettivo è creare quel tessuto sociale affinché i quasi due milioni di fedeli mussulmani presenti in Italia trovino un’espressione collettiva e unitaria per essere riconosciuti a livello nazionale senza diffidenza e contrasti.
Anche noi astronomi abbiamo dato, con la serata di venerdì, un contributo alla creazione di questo tessuto sociale. Un mondo migliore, senza guerre e violenza non è un sogno solo di noi occidentali, ma è comune a tutti gli abitanti del nostro piccolo, meraviglioso, pale blue dot. Vi sono tanti modi per tendere a questa, forse utopistica, condizione, uno dei migliori è sicuramente l’integrazione. Ma cosa significa integrazione? Nella concezione propria delle scienze sociali, integrazione significa costruire ponti, e non certo muri. Significa riconosce e accettare l’identità dell’altro senza rinnegare la propria.
È la via più lenta e difficile da attuare ma probabilmente è l’unica. E come si fa? Con la comunicazione, quella splendida pratica di cui tutti gli esseri umani sono capaci, che consiste nell’entrare in relazione con l’altro, mettendosi in quell’atteggiamento di ascolto che deve nascere da una curiosità genuina e molto simile a quella dei bambini e… dei ricercatori. Insomma, potremmo affermare che la pratica dell’interculturalità è curiosity driven, proprio come quella della ricerca scientifica!
L’autrice: Caterina Boccato, astronoma, è tecnologa all’Inaf – Osservatorio astronomico di Padova.
Guarda l’intervista di MediaInaf Tv all’Imam di Trieste Nader Akkad:
Per saperne di più sul problema della determinazione dell’inizio del Ramadan:
Ogni mese lunare del calendario islamico è di 29 o 30 giorni, ma non sono fissati (come invece si fa nel calendario gregoriano a prescindere dalle fasi lunari) e tradizionalmente, ogni inizio mese è decretato dall’avvistamento ottico locale della crescenza della prima sottile falce lunare che segue la luna nuova, visibile localmente a partire dal tramonto del Sole. Se la Luna non è vista e il mese precedente (Sha’abān) è arrivato a 29 giorni, si conta 30 giorni Sha’abān e il giorno dopo sarà il primo Ramadān. Il problema comunque sussiste sempre nel determinare quando è cominciato Sha’abān.
Shaʿbān – “il mese della divisione”
Ramadān – “il mese del caldo intenso”
Così, al ventinovesimo giorno di Sha’ban, i musulmani guardano direttamente dopo il tramonto del sole, verso l’orizzonte occidentale, e se la falce (della luna nuova) viene vista, il giorno seguente sarà il primo giorno di Ramadhān. Se non viene vista, a causa di coperta della nube o un altro ragione, il giorno seguente sarà il 30 di Sha’ban, e il giorno dopo quello sarà il primo giorno di Ramadān.
I tradizionalisti (se così possiamo chiamarli) danno molta importanza – e la considerano condizione necessaria e sufficiente – alla diretta visibilità della crescenza lunare a livello locale, e quindi non danno spazio ad alcuna previsione astronomica o, per la precisione, possono anche accettare la previsione ma essa non deve certificare ufficialmente nulla, chiudendo le porte alla possibilità di conoscere in anticipo esattamente l’inizio del mese di Ramadān. Quindi, la Luna deve necessariamente esser vista localmente per determinare l’inizio del mese.
I “modernisti” invece ammettono la previsione astronomica sulla visibilità della crescenza lunare e, ritenendo questo calcolo idoneo al contesto moderno, certificano l’inizio del mese – e quindi del digiuno – attraverso lo strumento della fatwā, deliberata da un’istituzione islamica, già preventivamente con giorni di anticipo, ritenendo le condizioni della previsione sufficienti a decretare con sicurezza la visibilità della crescenza lunare a livello planetario.
Sulla base dei diagrammi di visibilità contenuti, per esempio, nel sito moonsighting.com, il Consiglio europeo per la fatwā e la ricerca sancisce l’inizio del mese di Ramadān già con diversi giorni di anticipo a prescindere dalla effettiva visibilità lunare locale. È anche una metodologia pratica per agevolare e programmarsi con anticipo le giornate in un contesto sempre in movimento come quello occidentale.
Questo metodo, inoltre, tiene fede alla capacità di adattamento ed evoluzione tipica del testo coranico applicato con una mentalità aperta che utilizza l’ijtihād (il ragionamento analogico) come strumento fondamentale nell’interpretazione dei testi. Contestualizza e attualizza la pratica islamica in virtù delle scoperte e delle tecniche moderne dell’evoluzione umana.
Il Consiglio europeo per la fatwā e la ricerca ha stabilito anche dei parametri minimi ben precisi sulla base dei quali si può ragionevolmente formulare una dichiarazione preventiva di inizio del Ramadān:
- La Luna deve essere visibile dopo il tramonto nel luogo ove l’avvistamento risulti possibile.
- L’elezione o altezza della Luna sull’orizzonte deve essere almeno di 5 gradi.
- L’elongazione minima tra Sole e Luna deve essere di almeno 8 gradi.