Oggetti rari, affascinanti e utili, queste lenti gravitazionali galattiche. Cosa sono? Ne abbiamo parlato numerose volte su Media Inaf: gli astronomi sfruttano effetto di curvatura della luce per studiare oggetti lontanissimi, quindi impossibili da osservare con i telescopi spaziali. È necessario però che la galassia più distante si trovi quasi perfettamente dietro alla “galassia lente”. E il satellite Hubble è riuscito in un’altra impresa: fotografare non una, non due, ma ben sei lenti gravitazionali (dovete pensare a delle vere e proprie lenti d’ingrandimento formato galattico!) 10mila volte più luminose della Via Lattea che risalgono a un’epoca che va dagli 8 agli 11,5 miliardi di anni fa, quando l’Universo produceva decisamente più stelle rispetto a oggi.
Le galassie lente hanno rivelato un’intricata rete di oggetti sullo sfondo, la cui luce ci arriva con forme particolari, anelli e archi, proprio a causa dell’effetto lente: la luce di una galassia distante (sullo sfondo) è deviata dall’influenza gravitazionale di una galassia più vicina a chi osserva, che fa apparire l’oggetto alle sue spalle più grande e più luminoso. Il fenomeno venne previsto da Einstein nella sua Teoria della relatività generale.
Lo studio relativo a queste osservazioni è stato presentato ieri durante una delle sessioni dell’annuale meeting dell’American Astronomical Society.
Le sei galassie fotografate da Hubble sono attive più che mai (formano circa 10 mila stelle ogni anno) ed estremamente brillanti (da 10 a 100mila miliardi di soli). A quanto sembra, nell’universo sono poche le galassie di questo tipo – appena qualche dozzina – e si trovano in regioni che hanno scatenato una rapida formazione stellare nelle prime fasi dopo il big bang.