La razza umana? È una specie pronta per un salto evolutivo. Lo spiega il fondatore di SpaceX Elon Musk in un articolo appena pubblicato su New Space, una peer-review pubblicata dalla Mary Ann Liebert Inc., dove spiega come può concretizzarsi la sua idea di umanità multiplanetaria.
Se vogliamo colonizzare altri mondi il primo passo da fare è costruire una città del futuro. Dove? Su Marte. E con tutte le caratteristiche di una moderna smart city: «leggera, autosufficiente e a basso costo», spiega Musk.
L’articolo, tratto dalla presentazione del patron di SpaceX al 67esimo International Astronautical Congress, esplora le opzioni a disposizione nel Sistema solare ed evidenzia gli innegabili vantaggi del costruire una prima civiltà spaziale sul Pianeta rosso. Musk fornisce una panoramica completa della tecnologia attualmente a disposizione, e su cui la scienza sta lavorando, per costruire un razzo o una navicella spaziale in grado di trasportare persone e cose in terra marziana, mettendo a confronto i possibili modelli di veicolo con le rispettive prestazioni. Una sfida importante per gli ingegneri e i ricercatori attualmente impegnati in una sfida di cui Musk negli ultimi anni è stato sicuramente il sostenitore più accalorato: ridurre ovunque possibile il costo a tonnellata per il trasporto di materiale umano e non su una distanza tanto impegnativa.
Non tutti la pensano così e non sono pochi coloro che, considerato il budget necessario per raggiungere Marte, stanno rivalutando l’idea di ritornare sulla Luna. La cara e vecchia Luna.
«Sono convinto che la pubblicazione di questo articolo non sia solo un’opportunità per la comunità spaziale di approfondire il punto di vista di SpaceX sulla questione, approfondendo anche grafici e tabelle su cui Elon Musk ha voluto insistere nel corso del suo intervento all’International Astronautical Congress», sottolinea Scott Hubbard della Stanford Univerity, Editor in Chief della rivista New Space.
Molte cose sono cambiate da quando, esattamente due anni fa, Hoppy Price, John Baker e Firouz Naden del Jet Propulsion Laboratory e del California Institute of Technology di Pasadena, spiegarono su New Space come andava ripensata l’avventura marziana a seguito del taglio ai finanziamenti previsto dal Governo statunitense sui fondi Nasa (vedi Media Inaf). La loro proposta si articolava in una serie di missioni a lungo termine che progressivamente potessero avvicinare il suolo marziano. 2033: allunaggio su Phobos, satellite naturale di Marte. 2039: ammartaggio e breve soggiorno. Infine 2043: missione di lunga durata.
Oggi questi obiettivi sono tutti da ridiscutere e prima di tutto con la nuova amministrazione Trump.