Nonostante le decine di milioni di chilometri che li separano, la Luna e Marte sono più “vicini” di quanto pensiamo. Cosa hanno in comune? Un cratere marziano e la missione Apollo. Il cratere Orione è stato chiamato così dal team scientifico della Nasa in onore del modulo lunare Orion che ha trasportato, in un viaggio andata e ritorno sul nostro satellite naturale, gli astronauti John Young e Charles Duke nel 1972. Lo scorso aprile, durante i giorni del 45esimo anniversario di Apollo 16, il rover Opportunity ha fotografato il giovane cratere Orione, il cui nome ricorda anche la navicella della Nasa Orion (Multi-Purpose Crew Vehicle) che sarà utilizzata nei prossimi anni nell’esplorazione umana degli asteroidi, degli spazi tra la Terra e la Luna e – chissà – anche per un futuro sbarco su Marte.
Le immagini sono state scattate lo scorso 26 aprile dalla Panoramic Camera (Pancam) a bordo del rover arrivato su Marte il 25 gennaio 2004, durante il sol di lavoro (giorno marziano) numero 4712 di Opportunity su Marte. Il cratere è largo circa 27 metri e si formato “solo” 10 milioni di anni fa (la datazione è stata fatta basandosi sull’erosione dei bordi del cratere). Questa formazione si trova sul bordo occidentale del cratere Endeavor, che ha un diametro di 22 chilometri e più di 3,6 miliardi di anni di età.
«Si è visto che il cratere Orione ha quasi esattamente la stessa dimensione del cratere Plum sulla Luna, che John Young e Charles Duke hanno esplorato durante la prima di tre passeggiate lunari», ha detto Jim Rice, del team scientifico di Opportunity.
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