La missione Plato (PLAnetary Transit and Oscillations of stars) è stata adottata ufficialmente nel programma scientifico dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), e passa quindi dalla fase progettuale a quella definitiva della sua realizzazione. Nei prossimi mesi le industrie verranno sollecitate a inviare offerte per la costruzione del veicolo spaziale. La decisione è stata presa a Madrid durante l’incontro dell’Esa Science Program Committee, garantendo la prosecuzione del piano europeo Cosmic Vision 2015-2025.
Plato è un satellite tecnologicamente molto sofisticato, composto da una batteria di 26 piccoli telescopi che insieme coprono un enorme campo di vista, in grado di osservare per la prima volta contemporaneamente immense zone di cielo. La missione sarà lanciata nel 2026 con un razzo Soyuz-Fregat dalla Guyana Francese e andrà a inserirsi in orbita attorno al punto Lagrangiano L2, uno dei punti di equilibrio del sistema Sole-Terra, a un milione e mezzo di chilometri da noi. Da lì comincerà la sua missione di ricerca di pianeti che orbitano attorno alle stelle più vicine, scandagliano oltre metà del cielo. Lo scopo della missione è fare un censimento dei pianeti di massa simile alla Terra, misurandone la dimensione, la massa e l’età con precisione mai raggiunta prima. Plato permetterà di vedere per la prima volta i sistemi solari simili al nostro, di capire quanto questi siano frequenti e di comprendere quanto frequentemente si realizzano nel cosmo le condizioni per lo sviluppo della vita.
Grazie al supporto dell’Agenzia spaziale italiana, Plato porterà a bordo diversi strumenti frutto dell’ingegno italiano. In particolare i 26 telescopi, caratterizzati da un campo di vista simile a quello dell’occhio umano, sono estremamente innovativi, nascono nei laboratori dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) di Padova, Catania e Milano, e saranno costruiti nei laboratori della Leonardo di Firenze con la collaborazione dell’Università di Berna, della TAS Italia e di Medialario. Anche il computer che controlla gli strumenti a bordo sarà fornito dall’Italia, progettato sotto responsabilità di ricercatori Inaf delle sedi di La Palma, Firenze e Roma, sarà costruito dalla Kayser Italia. Inoltre, l’Asi Ssdc costruirà una parte decisiva del segmento di terra della missione, mentre il catalogo di stelle che saranno scrutinate da Plato sarà fornito dall’Università di Padova.
«La missione Plato è stata fortemente sostenuta dall’Asi, non solo per la valenza scientifica della ricerca di esopianeti, ma anche per valorizzare la capacità di realizzare in Italia i telescopi e l’elettronica di controllo dello strumento, per i quali la comunità scientifica e l’industria italiana possiedono una leadership indiscussa in Europa» dice Barbara Negri, responsabile dell’Unità esplorazione e osservazione dell’universo dell’Asi. «Plato, che seguirà di qualche anno la missione Cheops, sposterà la frontiera della ricerca di possibili pianeti abitabili dal nostro sistema solare ai sistemi planetari di altre stelle vicine».
«La notizia ci coglie mentre siamo riuniti a Stoccolma proprio per fare il punto sullo stato del progetto» commenta Isabella Pagano, ricercatrice dell’Inaf e responsabile scientifico per l’Italia della missione Plato. «Non poteva esserci momento migliore per segnare una data che cambierà la storia sulla ricerca degli esopianeti nei prossimi decenni. La strada per trovare pianeti abitabili attorno a stelle vicine a noi è stata definitivamente tracciata».
Una volta lanciato, Plato sorveglierà quindi un milione di stelle per più di 4 anni e sarà in grado di individuare fra queste quelle con le caratteristiche – dimensione, temperatura, composizione – adatte ad ospitare pianeti che potenzialmente possano portare allo sviluppo della vita.
Per saperne di più:
- Leggi su Media Inaf le notizie sulla missione Plato
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