Intelligente. Autonomo. Veloce. E pronto a scattare al minimo cenno. È con questo identikit da marito ideale che le due università di Warwick (Regno Unito) e Monash (Australia) hanno presentato lunedì scorso alla comunità astronomica internazionale il loro gioiello. Si chiama Goto, acronimo di Gravitational-wave Optical Transient Observer, è un array di astrografi (ogni cupola ne può ospitare fino a otto), ed è appena entrato in funzione sull’isola di La Palma, alle Canarie, presso l’osservatorio di Roque de los Muchachos – lo stesso che ospita il Telescopio nazionale Galileo (Tng) dell’Inaf.
Obiettivo dichiarato di Goto è cercare le ambitissime e fino a oggi mai rilevate controparti elettromagnetiche – in particolare, quelle in banda ottica – delle sorgenti di onde gravitazionali. In pratica, ciò che accadrà è questo: ogni volta che un interferometro come Ligo o Virgo rivelerà una possibile onda gravitazionale, subito – in modo automatico, mandando un messaggio via rete – metterà in allerta Goto (insieme a molti altri telescopi) affinché corra a controllare se, nella regione di cielo dalla quale l’interferometro ha sentito provenire l’onda, si vede qualcosa. Se tutto andrà secondo i piani, nei prossimi anni Goto aumenterà il numero di astrografi (così da coprire simultaneamente una porzione più ampia di cielo) e verrà replicato nell’emisfero sud, in Australia, così da avere sott’occhio anche il cielo australe.
«Goto appartiene alla classe dei telescopi robotici a grande campo, in grado di monitorare ampie aree di cielo e rivelare le sorgenti transienti in banda visibile. Queste caratteristiche», spiega a Media Inaf Giulia Stratta, ricercatrice del team italiano Grawita (Gravitational Wave Inaf Team), alla quale abbiamo chiesto un commento sul nuovo telescopio dei suoi colleghi astronomi di Warwick e Monash, «sono ottimali per la ricerca delle controparti nello spettro elettromagnetico delle sorgenti di onde gravitazionali. Il suo contributo sarà importante per il team Grawita, che ha numerose notti di tempo osservativo approvato proprio a La Palma con il Telescopio nazionale Galileo. Con il Tng sarà possibile ripuntare in tempo reale le sorgenti transienti localizzate da Goto, caratterizzandone la natura attraverso l’estrazione di spettri e osservazioni fotometriche profonde».
«Goto evidenzia il grande interesse della comunità astrofisica internazionale nella ricerca di controparti elettromagnetiche di sorgenti di onde gravitazionali», sottolinea il principal investigator del team Grawita, Enzo Brocato, astronomo all’Inaf di Roma. «In questo caso si investe nella costruzione di telescopi che verranno utilizzati dai soli ricercatori del gruppo di Warwick e avranno un grande campo di vista, molto utile per questo tipo di ricerche, ma le piccole dimensioni (specchi di 0.5 metri) consentiranno di osservare transienti sino a una luminosità di 20-21 magnitudini».
«Il nostro gruppo, Grawita, già osserva transienti di luminosità simile a quella che raggiungerà Goto con i telescopi di Asiago e Campo Imperatore», dice Brocato a proposito delle attività del team italiano, «anche se con campi di vista inferiori. Per individuare le controparti elettromagnetiche di eventi di onde gravitazionali anche in regioni dell’universo più lontane di quanto sia possibile con i piccoli telescopi, Grawita sta utilizzando il telescopio Vst (Vlt Survey Telescope), situato in Cile e in grado, grazie ad uno specchio di 2.6 metri e a un mosaico di 32 Ccd (per un totale di 256 milioni di pixel), di osservare oggetti 2-3 magnitudini più deboli rispetto a Goto, e con una risoluzione di 0.21 secondi d’arco».
«Le difficoltà di questa ricerca sono ai limiti delle nostre capacità d’indagine», conclude Brocato, «ma ogni giorno nuovi progetti e nuove collaborazioni nascono per raccogliere questa eccezionale sfida scientifica».
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