Nella domenica di caccia agli esopianeti che gli astrofisici vivono da qualche anno a questa parte, senza perdere un colpo, la classe dei giganti gassosi di una taglia paragonabile a quella del nostro Giove è stata ribattezzata con il nome di hot jupiters, gioviani caldi. Non fatevi ingannare però: se la loro stazza è paragonabile, se non addirittura maggiore, a quella del gigante del nostro Sistema solare, l’orbita che percorrono è decisamente più stretta. Tipicamente navigano attorno alla loro stella ospite, con un brevissimo periodo di rivoluzione (meno di una settimana per completare un’intera orbita), a una distanza compresa tra la metà e un decimo di quella terrestre: tra le 0,5 e 0,1 unità astronomiche, ovvero tra circa 75 e 15 milioni di chilometri. Una vicinanza pericolosa, tale da far sì che la temperatura superficiale di questi giganti gassosi sia decisamente elevata.
I ricercatori della Yale University hanno individuato 60 potenziali candidati a questa classe di esopianeti, un vero e proprio girarrosto cosmico frutto dei dati raccolti dal telescopio spaziale Kepler.
È la dottoranda di ricerca Sarah Millholland, insieme al docente di astronomia Greg Laughlin, ad aver avuto l’intuizione di elaborare i dati di Kepler con lo stesso approccio utilizzato per confrontarsi con i big data. Le minuscole variazioni nell’ampiezza della luce osservata possono dirci se esistano o meno pianeti nell’orbita di stelle lontane capaci di riflettere i raggi di luce catturati dai telescopi spaziali.
Il risultato? In quattro anni di dati raccolti da Kepler, la luce proveniente da 140mila stelle ha permesso ai ricercatori di individuare un filotto di probabili gioviani caldi. Sessanta in tutto. Il transito dei pianeti davanti alla stella ospite provoca brevi eclissi, percepite da un telescopio con la diminuzione nell’intensità di luce. Una volta confermati da future osservazioni dirette, questi dati potranno fornire preziose indicazioni sull’eventuale presenza di atmosfera su questi pianeti lontani. Ad esempio sulla copertura nuvolosa, sui venti e sulla composizione stessa dell’atmosfera. Informazioni importanti nella caccia a potenziali mondi abitabili: l’esistenza di nuvole, venti ed escursione termica fra giorno e notte sono ingredienti sempre più fondamentali per valutare la possibilità di vita su altri mondi.