INTERVISTA A STEFANO BORGANI

Trieste capitale della scienza 2020

Ieri l’annuncio in conferenza stampa: la sede dell’EuroScience Open Forum 2020 sarà Trieste, che viene così consacrata Capitale europea della scienza. Fra le eccellenze che hanno reso possibile questo risultato, l’Osservatorio astronomico dell’Inaf

     12/07/2017

Trieste sarà la Capitale europea della scienza del 2020. Così ha deciso il comitato di EuroScience. Al ballottaggio finale erano giunte Trieste e la cordata olandese di Leiden e L’Aia, alle quali passerà il titolo nel 2022. A darne ieri l’annuncio, il presidente della Fondazione internazionale Trieste, Stefano Fantoni, durante una conferenza stampa insieme alla presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, al sindaco della città, Roberto Dipiazza, e – intervenuta via Skype – alla ministra del Miur Valeria Fedeli.

Fra i rappresentanti delle numerose istituzioni di ricerca triestine presenti alla conferenza stampa, anche il direttore dell’Osservatorio astronomico dell’Inaf, Stefano Borgani.

Borgani, quando l’ha saputo? Se l’aspettava?

Stefano Borgani, direttore dell’Inaf di Trieste

«Me l’hanno detto qualche ora prima dell’annuncio, lunedì sera. Se me l’aspettavo? Be’, diciamo che abbiamo giocato per vincere. Sicuramente ha pesato la quantità e la varietà di enti di ricerca di alto profilo presenti a Trieste. Credo che sia la città in Europa con la più alta concentrazione di ricercatori per abitante. Poi ha contato molto il modo in cui è stata valorizzata la posizione geografica: come ha raccontato Fantoni in conferenza stampa, ci sono state lettere di endorsement da molti paesi dell’Europa centro-orientale, anche di alto profilo, come quella del Presidente della Bulgaria. E anche il nostro Miur ha dato un forte supporto, mandando i sottosegretari alla presentazione a Strasburgo… Insomma, l’opera di lobbying è stata condotta molto bene».

L’astrofisica, quant’è contata?

«È contata quanto tutte le altre componenti. Certo, l’Inaf – Osservatorio astronomico di Trieste non è l’istituto più grande della città, ne siamo consapevoli, ma ogni volta che si parla di astrofisica, a Trieste, l’interesse è alto. Quando si parla di scienza, l’astrofisica c’è sempre. E soprattutto c’è l’Inaf».

Cosa significa diventare “capitale della scienza”?

«Significa che ci saranno manifestazioni di natura scientifica, di divulgazione, arriveranno scienziati da tutto il mondo. Speriamo di attirare anche turismo “scientifico”, non soltanto dall’Italia ma da tutt’Europa, e in particolare dall’est. In genere queste manifestazioni sono concentrate in pochi giorni. A Trieste si vuol fare in modo che queste iniziative rivolte ai cittadini e anche ai ricercatori vadano avanti per un anno».

Tutte attività che costano. È previsto che arrivino dei fondi?

«Penso proprio di sì. Arriveranno fondi non soltanto per le varie manifestazioni e iniziative, ma anche per riqualificare la zona del Porto Vecchio di Trieste, che è il luogo in cui si terranno le manifestazioni. Fra l’altro, se il Porto Vecchio diventasse il polo scientifico della città, potrebbe rappresentare una soluzione logistica per diversi degli Istituti di ricerca triestini, compreso l’Osservatorio astronomico dell’Inaf. E un po’ come avviene con le città che ospitano le Olimpiadi, dopo il 2020 quello che rimane servirà alla tanta scienza e ai tanti istituti scientifici che ci sono a Trieste».

Ora vi attendono due o tre anni di lavoro preparatorio, e gli istituti coinvolti sono tanti. Ci sarà più da divertirsi o da litigare?

«Di certo non ci sarà da litigare, perché è esattamente la cosa che si deve evitare. Spero proprio che ci sia da divertirsi».